Il confine tra virtuale e reale si confonde o assimila in maniera accelerata: viene celebrato in parecchi film dove gli umanoidi si sono sostituiti agli umani. In realtà queste nuove tendenze sono il fil rouge con la solitudine che ha fatto dei cellulari e di internet i nostri silenziosi amici migliori. Meravigliamoci sempre di più questo ci resta! Con la prima serie-tv russa in onda su Netflix “Meglio di noi” in cui la protagonista Arisa (interpretata dalla famosa attrice televisiva russa Paulina Andreeva), un androide speciale, unico prodotto in Cina, e poi il suo inventore che è morto di crepacuore! Perché? Ha violato la prima direttiva della robotica di Asimov: Arisa uccide per proteggere la famiglia che le ha dato l’imprinting. Arisa è in grado di mostrare empatia, sentimenti quasi umani, qui si apre un dibattito interessante: ma sono meglio di noi e quindi vanno protetti tanto quanto o possiamo farne scempio, come le promesse degli androidi sessuali prodotti invece in serie dal proprietario della Cronos tale Vic Toporov che si fa spesso trovare in infaticabili orge con almeno cinque robot femmina dove si trova solo con un coro mattutino “sveglia bamboccione”! Interessante è il futuro distopico in una Mosca supermoderna; interessante è che il robot empatico è inventato da uno scienziato cinese; interessante è che un figlio morto per un operazione possa essere sostituito con un bimbo robot e la madre si convince che è ancora vivo ma questo le evita il suicidio; interessante è che dev’essere prodotto in serie per le famiglie russe, anche se le donne non la vogliono perché come babysitter è troppo bona e gentile tanto che Sonya la piccola che la inizia la preferisce alla madre e Arisa vuole sostituire la madre anche come moglie…ma fare sesso con un androide è tradimento? Innamorarsi dicono di sì fare sesso dicono di no: gli esperti!!! E se sei single, ti stai autogratificando o stai facendo sesso con un altro/altra? E se ti sei innamorato/innamorata sei sano o sei perverso?
Ma torniamo a noi alla “vita reale”: proprio a Mosca esiste ancora il bordello della Lumidolls che tre anni fa apriva e poi dopo un anno chiudeva a Torino con sex robot dolls al maschile e al femminile. La casa di produzione catalana Lumidolls ha già al suo attivo una sede a Barcellona e una Mosca. Una dichiarazione pubblicata sul loro sito “Offriamo una vasta gamma di servizi e ci adattiamo alle esigenze dei nostri clienti in uno spazio ludico totalmente sicuro e completamente legale. Abbiamo tutte le autorizzazioni e stiamo lavorando per ultimare l’appartamento per l’inaugurazione”. I soci in franchising Lumidolls di Torino avevano rivelato: “Stiamo impazzendo! Centinaia di mail e telefonate sono arrivate in un giorno, da quando la notizia è diventata di dominio pubblico tra polemiche e curiosità”. I clienti “affezionati” potranno addirittura comprarne una e portarla a casa direttamente sul sito della piattaforma con prezzi che variano da 700 a 2000 dollari, a seconda dei modelli e degli optionals. Ma poi la severa legge italiana impone di segnalare alle autorità, chi si intrattiene per più di un’ora a fare sesso bollente con partners che sembrano reali anche se sono androidi. Figuriamoci l’imbarazzo di risultare nell’elenco hard delle forze dell’ordine che ha fatto sì che “nessuno”, nonostante le pruriginose e recondite fantasie erotiche, andasse a trovare le signorine in questione. Ma poi sono andata sul sito a Torino sembra ancora aperto con tanto di tariffe: i misteri del Bordello!!! C’è scritto sul sito “Qualità e confidenza sono il nostro motto. Puoi venire da solo o con la tua partner. Ricordati che anche alle donne piace giocare. Scegli la sex doll che ti piace di più e scatena la fantasia!” Si vede che per buona pace tra le coppie, resta ancora da stabilire se andare con un robot sono “corna”, il Lumidolls di Torino ha optato per questa scelta! “Non perdere l’esperienza erotica che sta rivoluzionando il mondo”, dice il sottotitolo…
Teniamo a puntualizzare che si tratta di un’operazione di psicocyberculture dove ingegneri qualificati hanno creano dei robot capaci di interagire con gli esseri umani per cui l’uso che ne viene fatto da un punto di vista commerciale ci rende solo ambasciatori di questa nuova tendenza.
La storia comincia tre anni fa quando un’altra azienda del settore capitanata dal catalano Sergi Santos (Synthea Amatus) dichiarava al quotidiano The Sun che la nuova versione del sex robot di nome Samantha sarebbe entrata in commercio. Si trattava di un nuovo modello che avrebbe interagito con il comportamento del partner, Santos assicurava che: “in futuro, questi sex robot, faranno anche dei figli. Hanno una grande sensibilità al tatto: irrigidiscono i muscoli e si imporporano imitando il flusso sanguigno durante gli “stati parossicistici”, perché hanno inseriti dei microchip”.
Sono talmente sensibili che hanno la capacità di reagire moralmente al trattamento ricevuto dal partner: ti potranno comunicare se ti stai comportando “bene” o se ti stai comportando “male”. Infatti hanno un’intelligenza artificiale e un cervello dotato di un codice morale.
Oltre a Samantha è arrivata anche il nuovo sex robot Harmony 2.1, che ricorderà i nomi dei membri della famiglia e avrà anche la modalità “sottomessa”. È chiaro che Harmony 2.1, sarà ancora più cara del modello precedente da 7,600 a 15,200 dollari. Tutto dipende perennemente “dall’assemblaggio” che l’acquirente vorrà.
Harmony è il sex robot più evoluto presente sul mercato. Il modello si potrà costruire scegliendo tra 30 diversi visi, 16 fisicità con diversi attributi anatomici. Per quanto riguarda il carattere, la scelta è tra 18 “mood” differenti. Per un mercato di nicchia esiste anche la Harmony 3.0 (i prezzi al momento sono 15 mila ai 50 mila dollari a “seconda sempre dell’assemblaggio”) che riesce a sostenere una conversazione ed è in grado di simulare emozioni (la gelosia, per esempio) ed è concepita come una vera e propria compagna.
Ovviamente c’è pure il problema della sicurezza dei dati: Harmony 3.0 funziona attraverso un sistema di telecamere e audio, che le permettono di decodificare le immagini e i suoni. Ma tutto ciò che registra, dove va a finire? La domanda si pone soprattutto quando Harmony, per esempio “non funziona” nell’atto perpetrato, dal cliente, dal partner, dal proprietario e trattandosi di un’applicazione da aggiornare, si collega ad una rete internet, durante l’atto perpetrato.
Ma la questione irrisolta resta l’idea per cui è nata Harmony: si tratta di una chiara oggettificazione del corpo delle donne, che in questo modo può essere non solo immaginato e creato in base alle caratteristiche che più si preferiscono, ma anche usato a proprio piacimento. Pur trattandosi di un sex robot, Harmony potrebbe andare a convalidare quel gretto maschilismo già diffuso che fa credere agli uomini di poter usare il corpo delle donne, senza tenere in conto la volontà delle stesse.
Le polemiche di gretto maschilismo il produttore di Harmony ha già distribuito un altro famoso sex robot, Roxxxy, per cui è stato accusato di sessismo dopo aver rivelato una nuova caratterizzazione inserita nel sex robot. Si tratta infatti della tristemente famosa “Frigid Farrah” che riproduce (come se la reazione possa essere simulata) il comportamento di una donna che sta per essere violata. La sex robot doll stimolata in alcuni punti, dirà con voce terrorizzata: “Non mi piace. Per favore fermati, non farlo”. Ci sono state associazioni contro la violenza sulle donne, che a ben ragione, hanno richiesto la rimozione di questo “mood”, ma nonostante le proteste attraverso un comunicato stampa la sex robot doll è ancora in vendita, segno che esiste un mercato di acquirenti. Prodotta dalla Eden Robotica, questa sex robot doll è stata costruita basandosi sul modello di una donna “vera”. Speriamo che per la parità di genere (o esigenze di mercato) visto che la produzione continua, e gli acquirenti fioccano, sia messa in vendita una modalità della versione maschile “sottomesso” e con l’espressione: “non mi piace. Per favore fermati, non farlo”.
Ma prima di scagliare una serie di invettive e pregiudizi nei confronti dei robot sessuali, femminili o maschili (o intersessuali) che essi siano, di chi li produce, di chi li compra, e di chi ne scrive, potremmo fare una serie di riflessioni:
potrebbero essere usati per ridurre e veicolare le azioni di molestie e violenze sessuali nei confronti delle “donne vere” o degli “uomini veri”?
potrebbero essere usati per chi ha problemi e disfunzioni sessuali e non ha una compagna o un compagno per poter sperimentare una serie di protocolli necessari per attenuare le difficoltà di approccio in questo ambito?
potrebbero essere usati per un’educazione fisiologica e sessuale dal punto di vista teorico e pratico?
Sapevatelo che gli inglesi nel 2017 hanno investito 10 milioni di dollari per il Museo “Amora – L’Accademia del Sesso e delle Relazioni” e hanno utilizzato un sex robot per scoprire le zone erogene del corpo utilizzando modelli anatomicamente accurati, grazie ai quali gli uomini potevano imparare a localizzare il punto-G delle loro partner?
Intanto abbiamo scoperto che a Torino la Lumidolls oltre le fantastiche sex robot dolls femminili ha pure un sex robot maschile di nome Alessandro, che non si trova né a Barcellona e né a Mosca. Ancora una volta le donne e gli uomini italiani ci stupiscono per la loro libertà di scelta e sperimentazione nell’ambito del piacere. E chissà se in un “futuro etico” le case produttrici di sex robotica, palesando i diritti umani dei sex robot, potrebbero anche creare un dispositivo “punitivo” affinché chi procura danni ai non consenzienti sex robot possa restare relativamente “fulminato” per capire profondamente, semmai dovesse sopravvivere, come ci si comporta nei rapporti affettivi e sessuali. Tra adulti, consenzienti, capaci di intendere e di volere.
Mi chiedo se dovessero venire in terapia di coppia e uno dei due è un robot sarò preparata all’accoglienza?