Sua Maestà: il Nerello Mascalese

“Viva Bacco, e viva Amore: l'uno e l'altro ci consola; uno passa per la gola, l'altro va dagli occhi al cuore. Bevo il vin, cogli occhi poi... faccio quel che fate voi”. C. Goldoni

Quando abbiamo deciso di intervistare i vignaioli e le vignaiole per la manifestazione del Nerello Mascalese del 12 settembre a Milo non potevamo certo pensare che fossero dei meravigliosi personaggi in cerca d’autore, ognuno con una personalità estremamente diversa come diverse sono le loro storie, i loro territori e i loro vini, pur avendo in comune lo stesso vitigno. Come disse Noè e i nostri protagonisti: “proviamo a piantare una vigna” e così fu che il Nerello Mascalese cominciò la sua storia!

Ma un’ulteriore riflessione riguarda il Dio greco del vino Dioniso che si scontra con Bacco il dio romano del vino. Sono due personalità estremamente diverse nonostante le associazioni e vi spieghiamo il perché: Dioniso è il dio della vite, dell’ebbrezza, della libertà, della caparbietà, dell’intelligenza creativa della passione; Bacco è il dio del vino del divertimento, dell’ubriachezza molesta, della fame e della sete infinita, bagordi, baccanali, indecenze e turpitudini.

Dionisiaci quindi sono i produttori e le produttrici in questo caso gli eroi ed eroine che continuano a credere in quello che fanno con tutte le difficoltà e le soddisfazioni: se ancora oggi possiamo ammirare la vigna in copertina è perché un Dioniso la protegge. Fosse stato per noi che siamo i Bacchici quelli che usufruiscono di questo nettare che i Dionisiaci coltivano per noi con tanta passione e dovizia, a quest’ora della vigna centenaria non era rimasta che la polvere. I Dionisiaci bevono per mettersi in contatto con la divinità che comunque possiedono, i Bacchici bevono alla ricerca della divinità per cercare di trovarla, e ne sono posseduti: i primi sono inebriati i secondi sono ubriachi, i primi sono gaudenti, i secondi sono dipendenti…dove sistemarvi scegliete voi!

Daremo solo un accenno alle loro storie, territori e vini, augurandoci di poter al più presto pubblicare con monografie dedicate, il loro modo di essere, di pensare e di fare nel mitico mondo dell’uva e sua fermentazione.

Antonella Lombardo: Vino Charà

Storia: La storia ha inizio in quella che oggi viene chiamata Riviera dei Gelsomini, parte meridionale della Calabria jonica, precisamente a Bianco, in provincia di Reggio Calabria; un piccolo fazzoletto di terra vicino a Capo Zefirio, luogo in cui sbarcarono i Greci nell’VII secolo a.C.

Territorio: La struttura morfologica del territorio, caratterizzata dai suoi calanchi bianchi, è fondamentale per la buona riuscita dei nostri vini. Questa, unita alla sorprendente commistione di odori (quali la delicatezza del gelsomino e della zagara) e sapori decisi (come quelli degli agrumi).

Vino: Charà vitigno 100% nerello mascalese è un vino dal colore rosa antico, con profumi e aromi di piccoli frutti rossi, sentori agrumati e speziati e leggera nota floreale. Al sorso è avvolgente, sapido, con un finale di grande piacevolezza e persistenza.

Gunther & Klaus Di Giovanna: vino Vurria Nerello Mascalese Rosso e Rosato
Storia: Gunther & Klaus Di Giovanna, mamma tedesca e papà siciliano, gestiscono l’azienda di famiglia nei territori di Sambuca di Sicilia e Contessa Entellina: 65 ettari di vigneti con varietà autoctone e internazionali ad un’altitudine media di oltre 600 metri sul livello marino.

Territorio: Tra gli autoctoni anche il Nerello Mascalese, introdotto nel territorio proprio dal papà Aurelio nel 1968 con la fondamentale collaborazione di esperti innestatori. Le marze furono prelevate a Randazzo da vecchi vigneti coltivati ad alberello.

Vino: Il Vurria Nerello Mascalese ha una complessità elegante con note che vanno dal sapido al minerale. Il clima secco, ventilato e il suolo ricco di minerali dà ai singoli acini un interessante corredo aromatico che si esprime al naso con sentori di lampone e amarena, note affumicate e di pepe bianco. Gusto fresco, elegantemente complesso con tannini morbidi e piacevoli sul finale.

Azienda Elios Guido e Nicola: vino “Glou glou”
Storia: Alcamo. Entrambi insoddisfatti del nostro lavoro, entrambi stanchi di lavorare per i sogni di altri. Entrambi innamorati dei vini naturali. Nonostante avessimo background diversi, ciò che ci accomunava era l’amore per la natura e per la Sicilia e la voglia di dare nuova vitalità alle aziende agricole delle nostre famiglie, fino ad allora succubi dei gruppi industriali ai quali svendevamo uva ed olive.

Territorio: Nel 2016 avevamo deciso di piantare il Nerello mascalese nella zona di Monreale per comprendere che espressione potesse avere rispetto a quello coltivato sull’Etna. Le vigne da cui si ricavano le uve sorgono su terreni caratterizzati dall’argilla bruna e si trovano a 250 metri sul livello del mare.

Vino: Cos’è un vino glou-glou? Un vino glou è ciò che gli anglofoni chiamano un “glug”; un vino che è glou-glou è un vino che invita al glug. Vino che di solito è relativamente povero di alcol e con un’acidità elevata e marcato sentore di frutta rossa, ciliegie fresche ed erbe aromatiche.

Feudo Cavaliere: vino Millemetri Etna Rosso e Millemetri Etna Rosato
Storia: Appartiene fin dal lontano 1880 alla famiglia Platania D’Antoni, oggi è oggetto di rivisitazione su progetto di una discendente, Margherita: “La storia del Feudo è legata a Federico de Roberto che nel suo romanzo I Viceré chiama i nostri terreni le Vigne dei Benedettini. Non ti dico gli aneddoti legati ai miei avi, ci vorrebbe un libro a parte…”

Territorio: In un’ambiente incontaminato, siamo all’interno dell’area protetta del Parco dell’Etna, le piante vivono in serenità e ognuna ha il suo spazio così come ogni erba ogni insetto: c’è un equilibrio che rivive nel prodotto che ha una grande longevità legata a un forte carattere legato all’uso dei vitigni autoctoni. Aspettiamo che le uve maturino completamente non facciamo eccessive filtrazioni e diamo la possibilità di crescere secondo i loro tempi. I terreni sono composti di sabbie vulcaniche e “ripiddu”, ricchi di minerali tendenzialmente acidi, ben esposti e ventilati.

Vini: Millemetri etna rosso rubino con riflessi porpora, profumo floreale, intenso con piacevoli ed eleganti note legnose. Palato: secco, robusto e armonico ma nello stesso tempo sapido ed elegante. Millemetri etna rosato rosa cerasuolo con riflessi brillanti, floreale intenso, fruttato e dolce. Palato: Tipico dell’alta quota, acidulo, fresco, piacevole e persistente.

I Vigneri: vino Etna Rosso Doc
Storia: I nostri vigneti sono tutti di proprietà, non acquistiamo uva, non abbiamo vigneti in affitto: in questo modo abbiamo il controllo al 100% delle nostre uve. Tutti i nostri vigneti sono ad Alberello Etneo (la coltivazione dell’Alberello sull’Etna ha quasi 2.000 anni), coltivati in modo tradizionale come da sempre si fa sull’Etna.

Territorio: Coltiviamo i nostri vitigni autoctoni nei luoghi originari e antichi. il Nerello mascalese, Cappuccio sul lato nord a 600 metri sul livello del mare. Tutti i nostri vigneti sono terrazzati per preservare e salvaguardare il territorio; sono all’interno di ecosistemi naturali, querce, castagni, piante aromatiche selvatiche (origano, timo, elicriso, valeriana gigante, ecc.) Per preservare e diffondere insetti come api, farfalle, ecc.

Vino: Preferiamo definire i nostri vini “Vini Umani” piuttosto che “vino naturale” o altra etichetta. “Vino Umano” è per noi la continuazione delle pratiche agricole e viticole dei nostri avi, l’uso dell’antico sistema agricolo dell’Alberello e del Palmento. Il vino è rosso rubino alla vista di buona luminosità, bouquet fruttato e intenso, dagli spiccati sentori di frutti di bosco, more, lamponi, ciliegie.

Ottoventi: vino Nerello Mascalese selezione 2017
Storia: Da oltre tre generazioni, questo vitigno viene coltivato dalla famiglia Mazzara, fondatrice della Agricola Ottoventi srl. La scelta di dare dignità ed importanza alla storia familiare viticola dei fondatori della cantina, ha incontrato la volontà aziendale di trasformare i grappoli di un vitigno autoctono, quasi dimenticato dal territorio agroericino.

Territorio: Il nome Ottoventi è un omaggio ad una presenza fedele dei venti che dalle otto direzioni dell’orizzonte costituisce lo spirito dei luoghi. I suoi vigneti si sviluppano per circa 40 ettari sul territorio di Erice Valderice e Trapani siti nella Sicilia Orientale. Vigne coltivate fra terra e mare con l’ausilio dei venti del Mediterraneo. Infatti mare e vento rendono le nostre uve asciutte e salubri durante l’inverno donano ai terreni il sale che determina la salinità e mineralità dei nostri vini.

Vino: Capace di conservare al suo interno una interessante varietà di profumi e aromi tipici del proprio terroir. Rosso rubino, con sentori di aromi di fiori, chiodi di garofano e frutti di bosco è biologico e vegano.

Tenuta Enza La fauci: vino Vignadorata
Storia: Hai mai passeggiato lungo i filari di un vigneto all’ora del tramonto? È un’esperienza fantastica: tante sensazioni, la luce dorata, i colori, i profumi, il frastuono silente della linfa… ti sembra di essere tu stesso vite, senti una grande energia che dalla terra si spande e ti pervade: la vite è vita! Sorge su un terreno di famiglia che si trova in prossimità del Capo Peloro, dove Ulisse incontra le sirene…e resiste al loro fascino!

Territorio: Siamo proprio all’imbocco dello Stretto di Messina. Un terreno argilloso misto a calcare, venti di Scirocco e Tramontana, abbondanti precipitazioni invernali. Quattro le varietà coltivate a Cordon Royat e Guyot: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera, Nero D’Avola. La particolarità che il Nerello originale viene coltivato a 1200 metri in un terreno vulcanico mentre qui il terreno è argilloso, marna calcarea, pietra mica dorata.

Vino: il nome Vignadorata perché oltre ad essere da me adorata diventa d’oro al tramonto, è un vino dai sentori della macchia mediterranea erica ginestra e mirto, sapido minerale persistente rosso rubino.

 

 

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