L’origine degli Attimis risale al Patriarcato di Aquileia ed il documento che nomina per la prima volta un loro esponente porta una data molto antica: il 1025. La stirpe degli Attimis, piuttosto numerosa, si è divisa nel corso dei secoli in varie ramificazioni: gli Attimis-Maniago discendono da quella che, nella genealogia di famiglia, è chiamata la “linea di Udine” perché il suo primo esponente di rilievo, di nome Ferrante, pur disponendo di un imponente patrimonio terriero, aveva fissato la propria residenza in un bel palazzo appena fuori le mura di quella città. La prematura dipartita del conte Enrichetto segnò la fine della “linea di Udine” ed il figlio di questi, Pierantonio, fu affidato a due zii, Fabio e Nicolò Giacomo, della famiglia Maniago che non avevano avuto prole. Uno di questi il 9 giugno 1852 adottò Pierantonio sancendo di fatto la nascita del casato d’Attimis-Maniago (il casato dell’adottante, allora, veniva apposto dopo quello dell’adottato).
Ripercorrere la storia dell’azienda vitivinicola dei Conte d’Attimis- Maniago vuol dire passare in rassegna una parte importante della storia del Friuli viticolo ed enologico. La tenuta di Buttrio, 112 ettari in un corpo unico, un’estensione piuttosto rara per il Friuli, appartiene ai conti d’Attimis-Maniago dal 1529. Nessun altra proprietà agricola, di simili dimensioni, è rimasta tanto a lungo nelle mani della stessa famiglia in tutta la regione. Oggi l’azienda è destinata alla coltivazione specializzata della vite, un immenso vigneto a grande vocazione e con una storia densa di fascino alle spalle. Era il 15 febbraio 1585 quando a seguito di un matrimonio alla famiglia dei conti d’Attimis-Maniago giunse in eredità l’azienda situata a Buttrio in provincia di Udine. Negli antichi documenti conservati nell’archivio di famiglia si trovano numerose annotazioni storiche come quella che, nel 1140, dieci colonìe di Buttrio venivano date in dote ad un convento di Benedettini affinché i monaci potessero trarne vini ed olio: la Tenuta d’Attimis-Maniago fino a qualche anno fa contava ancora dieci colonie. Una datazione esatta in merito ad importanti lavori effettuati per migliorare gli impianti delle viti risale al 1615, quando il Conte Paolo annotava nelle proprie memorie di aver effettuato “grandi lavori nei luoghi di Buri” (oggi Buttrio). riducendo a coltura terreni abbandonati .., scavando fossi e rinnovando gli impianti di viti.
Testimonianza di una significativa produzione di vino si ebbe a partire dal 1700 sebbene non poche fonti riferiscano di importanti spedizioni di vino dall’azienda di Buttrio in epoche anche antecedenti. Il vino giungeva nelle principali città e ad importanti famiglie del nord Italia ma non era infrequente che giungesse anche in paesi stranieri soprattutto presso corti e casati nobiliari europei. Le prime bottiglie Conte d’Attimis-Maniago, nel senso moderno del termine, nascono invece intorno al 1930 in modo del tutto pionieristico per il Friuli, con etichette reperite in Toscana e bottiglie acquistate nell’unica vetreria del vicino veneto. Il resto è storia recente con l’azienda di Buttrio protagonista di quella rinascita dell’enologia che nel periodo post bellico e successivamente negli anni sessanta ha visto il Friuli o meglio, secondo uno slogan consolidato, il “Vigneto Friuli” diventare un punto di riferimento nel panorama italiano per la qualità delle proprie produzioni enologiche tanto da divenire sinonimo di grandi vini bianchi.
La famiglia d’Attimis-Maniago è giustamente orgogliosa del proprio passato, è un patrimonio di tradizione ed esperienza dal quale trarre forza ed insegnamento. La storia è un tassello fondamentale nella filosofia aziendale, non per godere di un nostalgico ricordo di ciò che fu, ma per alimentare l’indispensabile stimolo a rinnovarsi ed a proseguire nel proprio lavoro migliorandosi.
Il centro aziendale
Abitato già nel 1300 svolgeva funzioni di difesa avanzata del castello soprastante ed era di proprietà dei Signori del Castello di Buttrio (nel 1500 i Conti Freschi di Cucagna). Successivamente la casa ed i vigneti circostanti fecero parte dei beni pervenuti in eredità (15 febbraio 1585) a Lavinia di Cucagna, sposa del Co. Pietro di Maniago. In una mappa del 1592 è raffigurato il nucleo centrale della casa: una casa fortificata (detta “Tore delle Signore”), ancora oggi chiaramente individuabile nella sua struttura originaria, anche se la torre è stata ridotta nel 1739 per agevolare la costruzione di un granaio sul preesistente “follador”. Nel corso del 1600 e 1700 i fabbricati sono stati ampliati e completati per venire incontro alle sempre nuove esigenze della vitivinicoltura e dell’attività agricola, divenuta nel frattempo l’impiego principale della Casa dopo il graduale decadere delle esigenze di difesa del 1200-1500.
Nei 1619 viene costruita una chiesetta, dedicata alla SS. Trinità, a metà collina poco sopra la casa padronale. Circa un secolo dopo nel 1765, a causa del concreto pericolo di cedimento del terreno su cui era edificata, la chiesetta, con il benestare della Segreteria del Senato Veneto, viene demolita e ricostruita, ove è tutt’ora, contigua all’abitazione principale. Tra il 1622 ed il 1770 la Casa prende gradualmente l’attuale aspetto con il citato taglio della torre all’altezza del primo piano e l’inserimento dell’attuale “folladore” e “granaro”. Seguirono altri lavori per costruzione di stalle, rimesse e locali abitabili, oltre a migliorie varie fino al 1800 data in cui gli immobili assumono l’aspetto definitivo e attuale. Tant’è che ancora oggi l’edificio padronale è utilizzato come abitazione dal titolare Alberto d’Attimis-Maniago con la moglie Paola ed i figli Fabio e Guido mentre l’altra ala dell’ampia residenza di campagna ospita la madre di Alberto, la contessa Laurette.
L’azienda oggi: la vocazione territoriale
E’ chiaro che seguire le orme dei predecessori non poteva che costituire un preciso impegno da parte dei famigliari che si sono succeduti nella conduzione dell’Azienda. Negli ultimi 40 anni, deciso che la produzione doveva essere indirizzata unicamente su vini di alta qualità, sono state introdotto progressivamente tecnologie d’avanguardia ma sempre nel pieno rispetto della tradizione friulana alla quale la famiglia ha dato, come riferito, un apporto non trascurabile. L’azienda Conte d’Attimis–Maniago anche nota come “Tenuta Sottomonte” è situata a Buttrio, 12 chilometri a sud di Udine, nel comprensorio DOC dei Colli Orientali del Friuli, un ambiente collinare a spiccata vocazione viticola. Alla guida dell’impresa di famiglia c’è Alberto d’Attimis-Maniago che oltre alla prevalente attività vitivinicola si occupa anche di altre due Tenute familiari una situata a Maniago in provincia di Pordenone, di 120 ettari circa, ed una a Trivignano Udinese, vicino Palmanova, di 50 ettari entrambe destinate alla coltivazione di specie erbacee quali soia, mais ed orzo. Da poco più di un anno inoltre la famiglia d’Attimis-Maniago è impegnata, dopo alcuni anni occorsi per il recupero ed il restauro architettonico, nella creazione di un albergo con maneggio e ristornate nello storico palazzo seicentesco di famiglia che si trova nel centro di Maniago. Nelle intenzioni di Alberto d’Attimis-Maniago lo splendido palazzo, sapientemente recuperato agli antichi splendori, che si circonda tra l’altro di uno splendido giardino all’italiana, deve diventare un’importante attrattiva in grado di richiamare, in questo piccolo lembo del Friuli, un turismo; enogastronomico ma non solo, qualificato.
Poter coltivare a vigneto le colline di Buttrio certamente agevola e favorisce il raggiungimento dei migliori risultati. La naturale protezione che queste colline offrono nei confronti dei rigori dei venti nord-orientali permette di godere di un microclima mite e ventilato che agevola la coltivazione delle varietà autoctone, storicamente presenti nel territorio dei Colli Orientali e perfettamente adattatesi a questo ambiente, ma che ha anche permesso l’introduzione in epoche recenti (1700 – 1800) di molte varietà originarie di altre zone del mondo (soprattutto francesi: Merlot, Pinot, Cabernet, Sauvignon, ecc.) con risultati produttivi, in termini di qualità dei vini ottenuti, a volte superiori a quelli delle zone di origine stesse, come ad esempio nel caso del Pinot grigio.
Dall’alto dei Colli di Buttrio, oltre che la grande vocazione viticola di questo splendido territorio, è possibile cogliere aspetti paesaggistici unici con l’ordinato succedersi delle vigne alternato ad ampie zone boscose e guardando verso la costa lo sguardo può spaziare sulla pianura fino al mare, che in alcune giornate si vede perfino scintillare e che quaranta milioni di anni fa ritirandosi ha lasciato qui dei suoli costituiti di marna ed arenaria che, nell’alternarsi lungo il profilo del terreno, originano il migliore terreno per la vite che i friulani chiamano “ponca”. In media l’azienda Conte d’Attimis– Maniago produce 5500 quintali di uva dai quali si ottengono circa 400000 bottiglie l’anno unicamente da uve di nostra produzione: la volontà di produrre vini di qualità non può prescindere dal diretto controllo di ogni fase produttiva ovviamente ad iniziare dal vigneto.
Nell’azienda Conte d’Attimis – Maniago di Buttrio si coltivano tutte le varietà autoctone tradizionali e tipiche dei “Colli Orientali del Friuli”: il Tocai Friulano, la Ribolla Gialla e la Malvasia Istriana ed anche quelle di più recente introduzione quali il Pinot Grigio, il Sauvignon e lo Chardonnay. A queste si aggiungono un gran numero di varietà a bacca rossa quali il Merlot, il Cabernet e l’aristocratico Pinot Nero oltre ad un’ampia gamma di vitigni autoctoni da invecchiamento che comprende il Refosco dal peduncolo rosso, lo Schioppettino, il Tazzelenghe ed infine il Pignolo. A completare l’ampia proposta non mancano i vini da dessert dal Verduzzo friulano, che l’azienda presenta con il nome di Tore delle Signore, al Picolit vera perla dell’enologia friulana. Da alcuni anni produciamo anche un vino spumante brut metodo Charmat ottenuto da uve Ribolla Gialla che produciamo con il nome di Ribula e che testimonia, ancora una volta, la volontà da parte dell’azienda di essere presente sul mercato con un’ampia gamma di prodotti di ottima qualità ma sempre riconducibili ad un’identità territoriale ben riconoscibile.
Il Friuli è una regione di modeste dimensioni nella quale convivono numerosi comprensori d.o.c. ognuno dei quali composto da una miriade di realtà locali di piccole, medie e grandi dimensioni che fanno della varietà e della diversità della proposta enologica la vera ricchezza della regione.
Rincorrere le mode espone le piccole zone viticole ad una concorrenza mondiale enorme mentre è nella ricchezza e varietà di produzioni tipiche, risultato di centenarie interazioni fra uomo e ambiente, il patrimonio ineguagliabile da cui possiamo attingere. Il punto di forza del Friuli sarà sempre il prodotto che esprime il territorio. Va adeguato ai tempi ed ai mutevoli gusti del consumatore, migliorato alla luce delle nuove tecniche e conoscenze, ma deve sempre mantenere una forte personalità che lo ricolleghi senza possibilità di errore alla terra di origine. Avere prodotti esclusivi della zona non è semplice, occorre individuarli e valorizzarli, innescare cioè quel meccanismo, anche commerciale, per cui un prodotto diviene conosciuto e desiderabile. Sorretti da una posizione geografica ideale e da un “terroir”ad hoc i vini dei Colli Orientali del Friuli sono dei portabandiera del Friuli enologico nel mondo per la qualità ma anche per l’ampio patrimonio di pregiati vitigni locali che non trova facilmente eguali in altre zone viticole del mondo.
E adesso che con ONAV sono diventata assaggiatore mi concedo di pubblicarvi le schede dei vini complete dell’Azienda Conte d’Attimis– Maniago. In basso troverete i vini che abbiamo degustato durante la serata di ONAV.
Uve: Pinot Grigio. Vigneto: I terreni dell’Azienda di Buttrio (UD), area estremamente vocata alla viticoltura d’eccellenza ed ottimamente esposte a sud. Suolo composto da marne e arenaria e prevalenza della componente argillosa. Difesa in vigneto a basso impatto ambientale, privilegiando prodotti tradizionale ed a ridotta persistenza. Vinificazione Diraspa-pigiatura soffice e raffreddamento immediato (7-8C). Segue breve macerazione a freddo, pressatura soffice ed avvio della fermentazione a temperatura controllata (18C). La tecnica di vinificazione riprende l’antica tradizione regionale che prevede una breve macerazione per conferire al vino la caratteristica nota cromatica. Maturazione: Terminata la fermentazione, battonage e sosta “sur lies” fino all’imbottigliamento e successivamente stivata nella cinquecentesca cantina sotterranea. Esame Visivo: Colore rosa tenue con luminosi riflessi ramati. Esame Olfattivo: Fine, intenso, caratteristico con intense note floreali di fiori bianchi di acacia, arricchite da sentori di frutta come la mela, la pera e la frutta rossa. Esame Gustativo: Secco, sapido e armonico, con struttura equilibrata dalla quale riemergono intense e persistenti sensazioni fruttate. Abbinamenti: Ideale per accompagnare antipasti o in abbinamento a piatti a base di pesce e crostacei come scampi e gamberi al vapore. Gradisce l’accostamento a minestre asciutte, piatti a base di uova, fino ai lessi di carne e pollame. Longevità: Pronto da subito, acquista finezza e complessità con l’invecchiamento. Servizio: Consigliabile degustarlo fresco (13°C) evitando bruschi abbassamenti di temperatura che nuocciono alla migliore espressione organolettica del vino.
Uve: Sauvignon Rytos, varietà PiWi. Vigneto: I terreni dell’Azienda di Buttrio (UD), area estremamente vocata alla viticoltura d’eccellenza ed ottimamente esposte a sud. Suolo composto da marne e arenaria e prevalenza della componente argillosa. Difesa in vigneto a basso impatto ambientale, privilegiando prodotti tradizionale ed a ridotta persistenza. Vinificazione: A temperatura controllata per favore l’estrazione delle componenti nobili dalla buccia. Maturazione: In bottiglia, nella cinquecentesca cantina sotterranea. Esame Visivo: Colore giallo paglierino intenso e brillante, orlato da sfumature dorate. Esame Olfattivo: Intensi sentori tropicali associati ad una spiccata mineralità in un quadro aromatico ampio e gradevole, con fiori di campo e zagara, sentori agrumati, pesca gialla, zafferano ed erbe aromatiche. Finale elegante con note di burro fuso, vaniglia e pasticcieria. Esame Gustativo: Il sorso è di grande personalità e carattere, ripropone quanto evidenziato al naso, sorretto da un corpo presente e da un’ottima struttura acida che gli garantiscono un’ottima freschezza di beva. É un vino equilibrato e complesso che si congeda in un finale di lunga persistenza e spiccata mineralità. Abbinamenti: Ottimo con antipasti, primi saporiti, soufflè di verdure e di pesce, carni bianche e con tutte le portate di pesce come tonno alla griglia o branzino al cartoccio. Longevità: Raggiunge l’apice dell’espressione del vitigno nei primi due anni e può, in adatte condizioni di conservazione, superare i cinque in bottiglia. Servizio: Si consiglia di servire a 12°C.
I vini assaggiati durante la serata di ONAV “Incontriamo i produttori”
Ribula SPUMANTI | Vino Spumante Brut
Ribolla Gialla. Metodo Martinotti (o Charmat), sistema ritenuto più idoneo a dare un’impronta varietale e di riconoscibilità al prodotto. Colore giallo paglierino con eleganti riflessi verdolini. Profumo che ricorda le fioriture di campo. Al sapore è secco delicatamente amarognolo. Retrogusto gradevole fruttato e floreale con elegante chiusura su note di crosta di pane. Spumante fresco e fragrante di ridotta alcolicità ideale come aperitivo e ad inizio pasto. Classico l’abbinamento ai risotti ed ai primi piatti delicati. Ottimo con i piatti a base di crostacei e frutti di mare come con il pesce cotto al vapore con salse dal sapore delicato.
Ronco Broilo BIANCHI | D.O.C. Friuli Colli Orientali
Blend ottenuto da due vitigni: Pinot Bianco e Friulano. A temperatura controllata per favore l’estrazione delle componenti nobili dalla buccia. In botte, evitando l’illimpidimento del vino con continue agitazioni delle fecce fini. Il vino permane “sur lies” fino all’imbottigliamento. Il periodo di maturazione prosegue poi in bottiglia, stivata nella cinquecentesca cantina sotterranea dell’Azienda. Colore giallo paglierino carico con riflessi dorati. Bouquet delicato che ricorda la nocciola, i datteri e la frutta candita, moderatamente vanigliato. Invitante e pieno con una acidità contenuta che ne esalta la morbidezza. Ottimo l’equilibrio e la prolungata persistenza finale. Vino da secondi piatti, pesci nobili ed affumicati. Gradito l’accostamento con i piatti a base di funghi o tartufi. Molto originale l’abbinamento con i formaggi, specie quelli saporiti.
Malvasia BIANCHI | D.O.C. Friuli Colli Orientali
La Malvasia Istriana è, tra le diverse Malvasie a bacca bianca, quella più in grado di dare vita a vini non aromatici e dotati di grande finezza, eleganza e complessità. Di origine greca, la Malvasia Istriana fu portata in Italia dai Veneziani già prima del Trecento. Con breve macerazione a freddo cui segue la pressatura soffice a bassa temperatura sotto copertura inerte per proteggere il potenziale qualitativo delle uve dalle ossidazioni. Fermentazione a bassa temperatura (15-18 °C) per favorire lo sviluppo e la conservazione dei profumi varietali più caratteristici. Giallo paglierino con lievi sfumature verdoline. Bouquet ampio con sentori di fiori di gelsomino e frutti maturi. Leggermente aromatico, fine, asciutto.
Tazzelenghe ROSSI | D.O.C. Friuli Colli Orientali
Tazzelenghe. In botte. L’affinamento prosegue dopo l’imbottigliamento nella cinquecentesca cantina sotterranea dell’Azienda. Raccolta delle uve a maturazione avanzata, cui segue la vinificazione in rosso cioè con prolungata macerazione del mosto con le bucce a temperatura controllata (28 °C), per l’ottenimento di un vino strutturato. Segue la pressatura ed il completamento della fermentazione alcolica. Rosso violaceo, intenso, si attenua cangiando in rosso con riflessi granato con l’invecchiamento. Il bouquet è ampio e piacevole con delicato sentore di legno. Vino duro e robusto che si ammorbidisce durante i normali processi di affinamento connessi all’invecchiamento in botte (ossidazione e condensazione dei tannini).Vino da antipasti rustici della cucina regionale. Perfetto con gli arrosti e la selvaggina.
Refosco d.p.r. ROSSI | D.O.C. Friuli Colli Orientali
Refosco dal Peduncolo Rosso. In rosso, cioè con prolungata macerazione del mosto con le bucce, all’interno di moderni vinificatori in acciaio a temperatura controllata (26 °C), per l’estrazione dei caratteristici aromi varietali e del giusto corpo. Segue la pressatura ed il completamento della fermentazione alcolica. Prima in vasca “sur lies” e poi in bottiglia, stivata nella nostra cinquecentesca cantina sotterranea. Colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Ricco con note fruttate di mora selvatica, lampone e prugna. Ne risulta un bouquet molto accattivante con sensazioni che ricordano la liquirizia, l’affumicato e le spezie dolci. Equilibrato ed armonico, al gusto si offre fruttato con sentori di confettura di more e caratteristiche note fumè. Tannini morbidi a sostenere il lungo finale. Notevoli la freschezza e la forza tannica che ne garantiscono una prolungata longevità. Splendido con i primi piatti saporiti, ed in generale con tutti i piatti tipici della cucina regionale. Ottimo con le carni rosse e gli insaccati: prosciutto di S. Daniele o affumicato di Sauris.
Pignolo ROSSI | D.O.C. Friuli Colli Orientali
Pignolo. Vinificazione in rosso con prolungata macerazione del mosto con le bucce a temperatura controllata (28C) per l’ottenimento di un vino strutturato. Segue la pressatura ed il completamento della fermentazione alcolica. In legno e successivamente lasciato a riposare nella cinquecentesca cantina sotterranea. Colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Bouquet ampio con sentori di frutta rossa matura, prugna, mora di gelso e morbida speziatura. Finale balsamico con sentori di eucalipto e liquirizia. Potente e di grande avvolgenza, equilibrato e morbido. Ottima la chiusura, impreziosita da gradevole freschezza e da tannini spessi, vivaci, setosi. Ottimo con la selvaggina, carni rosse alla brace ma anche con accostamenti elaborati con il petto di anatra in salsa di mirtilli, medaglioni di capriolo al ginepro o con formaggi stagionati.