Partiamo dal presupposto che quando ho conosciuto Danilo Trapanotto delegato provinciale di Catania e consigliere nazionale ONAV mi si è aperto il mondo ONAV e ho scoperto che la formazione nell’ambito del vino poteva essere professionale, dinamica e ludica allo stesso tempo, già nel nome Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino, che poi scopri che è internazionale che poi scopri che c’è un albo dove ti iscrivono, se superi l’esame, dopo il primo corso che fai come assaggiatore. ONAV ha l’obiettivo di “Diffondere la cultura dell’assaggio tecnico del vino, formare appassionati e professionisti competenti, promuovere la cultura del vino e la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo italiano”.
Esiste dal 1951: “Negli anni Cinquanta l’Italia produceva 50 milioni di ettolitri (nel 2021 circa 53 milioni), ma è facile immaginare che fosse moltissimo il vino non rilevato dalle statistiche. Le esportazioni erano pari a circa 2 milioni di ettolitri (nel 2021 sono circa 17 milioni). Il mondo vinicolo italiano dell’epoca viveva in una totale assenza di norme disciplinari. Inoltre si era ben lontani dal parlare di tipicità, terroir e di composizione dei vini”.
Il 28 ottobre 1951: “Un’istituzione unica e nuova per l’Italia che nasce tra queste mura della Camera di Commercio di Asti e che da queste mura si irradia per tutta la Penisola e per le isole, destinata a permeare dei suoi benefici effetti i gangli di qualsiasi forma di commercio o di diffusione del vino.” Dr. Aldo Pronzato, Presidente della CCIAA di Asti.
E con questo vi invitiamo ad andare sul sito onav.it dove troverete, iniziative, eventi, riviste, corsi, che è difficile starci dietro, ma è così entusiasmante che alla fine mi sono iscritta al corso di assaggiatore e ne sono così contenta che ne scrivo qui prima di parlare di una delle iniziative organizzata da ONAV di Catania. Abbiamo già scritto nel nostro quotidiano Siciliareport.it ,https://www.siciliareport.it/sicilian-food/onav-catania-incontriamo-i-produttori-prima-presentazione-assoluta-del-vino-ritorno-di-cantina-sassotondo/ di chi era presente durante la serata e nella video intervista ne vedrete i dettagli; qui sulle culture.it mi volevo soffermare sulle schede tecniche dei Vini di Sassotondo, che poi mi faranno delle domande agli esami di ONAV da un punto di vista tecnico e su un’associazione di cui sono rimasta affascinata che si chiama G.R.A.S.P.O.
Durante la serata oltre ai sette vini di Sassotondo maremmani, abbiamo assaggiato in prima nazionale il vino “Ritorno” che Edoardo Ventimiglia di origine siciliana in contrada Caselle a Milo ne ha fatto un Etna bianco superiore carricante in purezza: “Ritorno è un progetto che serve a finanziare le ricerche dell’Università di Catania sugli antichi vitigni dell’Etna ed è un modo per riportare la viticultura com’era cento anni fa, scomparsa anche in tutta Italia, dove ormai dominano un certo tipo di vitigni e invece c’erano un enorme patrimonio di vitigni che esistevano prima. Con questo messaggio e questo progetto vogliamo dare ai giovani delle nuove opportunità dello sviluppo della viticultura. Lo facciamo con l’associazione G.R.A.S.P.O. che sta portando avanti ricerche in tutta Italia”.
I VINI DI SASSOTONDO
I vini di Sassotondo vogliono essere espressione di questo territorio potente e misterioso: i vitigni autoctoni e un ambiente per certi aspetti estremo – con il tufo che affiora ovunque – producono vini fini ed eleganti, naturalmente concentrati, sapidi e speziati.
Isolina 2019
Uve: Trebbiano 55%, Sauvignon 35%, Greco 10% Alc. 13,5% Costituito prevalentemente da Trebbiano, con Sauvignon e Greco. Le uve vengono dai nostri vigneti di Sovana allevati a cordone speronato e a Guyot su terreni fortemente tufacei. Le uve vengono raccolte e selezionate manualmente, e vinificate separatamente. Il pigiato subisce una macerazione con le bucce di circa 12/24 ore. La fermentazione, senza lieviti aggiunti, può durare per oltre due mesi, in acciaio e a bassa temperatura. Al termine della fermentazione il vino viene lasciato sui lieviti per altri 2 mesi e quindi assemblato. È un vino di colore giallo paglierino carico, con freschi profumi mentolati, fiori e frutti bianchi; secco, sapido, di buon corpo e lunga persistenza.
Lady Marmalade 2020
Uve: Ciliegiolo Alc. 14% Ciliegiolo per il nostro Lady Marmalade 2020. Le uve, provenienti dai nostri vigneti a Pitigliano e Sovana sono raccolte e selezionate manualmente. Il mosto destinato a produrre questo vino rosato viene separato dalle bucce subito dopo la diraspatura quando ancora le sostanze coloranti della buccia non si sono ancora diffuse. La fermentazione avviene senza l’aggiunta di lieviti in acciaio a temperatura controllata a circa 18°C. E’ un vino dal colore rosa intenso, dal profumo complesso, di buon corpo e mineralità, con l’acidità bilanciata da un giusto grado alcolico.
San Lorenzo Vendemmia 2016
Ciliegiolo Maremma Toscana D.O.C: Uvaggio: Ciliegiolo 100% Alc. 14,5% vol. La miglior selezione di uve ciliegiolo provenienti da un vigneto di circa 60 anni condotto dal 1994 con i metodi dell’agricoltura biologica. Il vigneto si trova di fronte al borgo di Pitigliano, in Maremma; oggi ci sono circa 4800 vecchie piante allevate a guyot su due ettari e stiamo anche cercando di colmare le fallanze con piante giovani fatte fare in vivaio con il ciliegiolo di quella stessa vigna. Una parte è stata reimpiantata, sempre con selezione massale delle vecchie piante, con una densità di 4800 piante per ettaro. L’orientamento dell’impianto è SE/NO, su terreno subacido tufaceo di medio impasto. La raccolta e la selezione delle uve sono manuali, la fermentazione avviene senza aggiunta di lieviti, e la macerazione dura da 15 a 20 giorni. Il vino matura per 18/30 mesi in botti di rovere di slavonia da 10 hl. Il San Lorenzo è posto in commercio dopo 12 mesi di affinamento in bottiglia nelle nostre fresche cantine sotterranee. Colore rubino profondo, denota già alla consistenza un estratto importante. All’olfatto domina la ciliegia, ma associata a ribes nero, speziato di pepe, chiodo di garofano che si ripropongono poi anche al gusto. In bocca è elegante, bilanciato e di buona persistenza; non un vino muscolare, ma di grande freschezza e bevibilità.
Ciliegiolo Vendemmia 2020 Maremma Toscana d.o.c.
Uve: Ciliegiolo Alc. 14,5% Cilegiolo dei nostri vigneti di Sovana e di Pitigliano. I vigneti più vecchi, a Pitigliano, sono stati piantati negli anni sessanta mentre a Sovana il nostro ciliegiolo viene da vigneti che derivano da una selezione massale delle vigne più vecchie e sono stati piantati tra il 1995 e il 2003. Sono tutti allevati a Guyot con una densità che varia tra le 3.000 e le 4.500 piante per ettaro. Le uve sono raccolte e selezionate manualmente. La fermentazione avviene senza l’aggiunta di lieviti e dura, compresa la macerazione, tra i 15 e i 20 giorni. Matura per alcuni mesi acciaio. Colore rosso rubino netto, di bella vivacità; all’olfatto è intenso e persistente con note di mora di gelso e ciliegia, prugna ed un tocco speziato di pepe bianco. Al gusto è secco, caldo tendente al morbido grazie ai tannini non invadenti e ad una struttura sostenuta e avvolgente.
Numero sei Vendemmia 2019 Toscana IGT
Grapes: greco, sauvignon, viognier Alc. 13,0% Le uve vengono dai nostri vigneti di Sovana. L’impianto del 1995 é allevato a cordone (sauvignon blanc) e guyot doppio (greco)con 4800 piante per ettaro. Recentemente è stato introdotto nei vigneti anche il viognier allevato a guyot. Raccolta e cernita manuale delle uve, fermentazione separate per ciascun vitigno: in acciaio per il Viognier e Sauvignon con breve macerazione; in acciaio, con prolungata permanenza sulle bucce e successivamente in barrique per il Greco. Non vengono aggiunti lieviti. Il vino matura per 12 mesi in barriques di secondo passaggio. Viene posto in commercio dopo alcuni mesi di affinamento in bottiglia. Colore giallo dorato carico, grasso già all’aspetto propone profumi che vanno dai fiori degli agrumi, alla frutta bianca matura, al legno di cedro con una fresca nota balsamica di fondo. Grande struttura e persistenza. Originale e molto piacevole.
Poggio Pinzo Vendemmia 2019 Maremma Toscana d.o.c.
Uve: Ciliegiolo Alc. 13,5% Il Poggio Pinzo sposa due progetti che abbiamo in corso da qualche anno: la ricerca sulle potenzialità del vitigno ciliegiolo, con l’impiego di tecniche di vinificazione più diverse, e la ricerca sulla potenzialità dei suoli vulcanici, con la consulenza dell’agronomo Pedro Parra. Questa selezione di uve prende il nome da un micro-terroir individuato da Pedro Parra nella vigna senza fine e caratterizzato dalla presenza di scorie dell’eruzione del vulcano Poggio Pinzo, vicino al lago di Bolsena. La vinificazione avviene in giare di terracotta della capacità di circa 7 – 8 hl, dove fermentano le uve diraspate. A fermentazione ultimata, le giare vengono colmate e chiuse e il vino rimane a macerare con le bucce fino alla vendemmia successiva, cioè per circa 11 mesi. Quindi si pressa, si lascia ripulire un po’ in acciaio e si imbottiglia. Colore rosso rubino vivace; all’olfatto si individuano note di ciliegie sotto spirito, cassis, mirto, pietra focaia. Al gusto è intenso e persistente e alle note olfattive unisce sapidità e un frutto inaspettato. I tannini sono morbidi e ben si combinano con la freschezza del vino.
Monte Calvo Vendemmia 2019 Maremma Toscana D.O.C:
Uve: Ciliegiolo Alc. 13% Monte Calvo è il nome di un piccolo vulcano appartenente al complesso vulsineo e, come per il Poggio Pinzo, anche questo vino si inserisce nella ricerca sul terroir vulcanico. In questo caso è stato selezionato un poligono all’interno del vecchio vigneto San Lorenzo. La vinificazione del Monte Calvo avviene in acciaio e l’invecchiamento procede in botti di legno da 10 hl per circa 12 mesi; il vino viene poi imbottigliato e riposa in cantina per circa 6 mesi prima di essere posto in commercio. Colore rosso rubino con riflessi violacei, di bella vivacità; al naso erbe aromatiche, curcuma, iris, una nota selvatica. In bocca è morbido ed elegante, con il legno perfettamente integrato, e ripropone le note olfattive con l’aggiunta di pepe bianco. Tannini non invadenti, struttura avvolgente, buona persistenza. L’estrema variabilità dei suoli in questo vigneto ci ha portato all’impianto di un vigneto costituito da circa 7 micro-parcelle potenzialmente vinificabili separatamente, per dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza della matrice minerale per la qualità finale del vino.
L’ASSOCIAZIONE G.R.A.S.P.O: Vitigni dal passato ma per i vini del futuro
Aldo Lorenzoni di G.R.A.S.P.O. Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e biOdiversità viticola: “Alle origini della vite in ogni parte del mondo naturalmente cominciando dall’Italia cercando di salvaguardare l’identità viticola di ogni territorio” e siccome volevamo preservare tutto quello che avevano scritto nel sito ve lo riportiamo integralmente. Tra le altre informazioni G.R.A.S.P.O. nasce nel Veneto ma si è esteso in altre regioni compreso la Sicilia. www.graspo.wine
L’associazione G.R.A.S.P.O., ovvero Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e biOdiversità viticola, nasce da un’idea di tre enologi con la passione per la ricerca attiva sul fronte del recupero di antichi vitigni abbandonati nella convinzione che la biodiversità possa essere una risorsa importante per il futuro della viticoltura, sia in chiave di cambiamento climatico che per una migliore diversificazione dei vini anche in una proiezione prettamente commerciale.
È lo statuto stesso dell’associazione a definire il campo di azione posto in essere in questa fase dal gruppo di lavoro che ha operato con questi obiettivi: 1. identificare, catalogare e verificare vitigni antichi e minori a livello nazionale e internazionale. 2. sostenere e promuovere l’identità di questi vitigni, della loro storia e dei diversi sistemi di coltivazione. 3. attivare azioni di studio di ricerca per la valorizzazione di questi vitigni. 4. coordinare iniziative tecnico-scientifiche e culturali tese al recupero e alla loro valorizzazione anche in sintonia con enti e istituzioni. favorire in questi areali la presenza dell’uomo, la conservazione dell’ambiente, dei vecchi vigneti e delle antiche forme di allevamento, della tutela del paesaggio e del mantenimento di un tessuto sociale e culturale presupposto per l’attivazione di processi di sviluppo rurale.
Organizzare al meglio tutte questa attività ha quindi richiesto una preventiva azione di monitoraggio e di studio su quanto fatto fino ad oggi in queste specifiche direzioni incontrando in più occasioni, i responsabili dei centri di ricerca ed i più autorevoli ampelografi non solo nel Veneto ma anche di Friuli, Trentino, Sicilia, Piemonte, Toscana e tante altre regioni per individuare quali fossero oggi gli areali, le storie ed i vitigni per noi più interessanti. Racconti dove forse per la prima volta accanto all’identificazione, alla storia, alle caratteristiche del vino vengono valorizzate le persone, che chiamiamo custodi. Va inoltre sottolineato come spesso accanto ad importanti progetti di conservazione dei vitigni minori sia quasi impossibile oggi reperire i vini di queste cultivar proprio per la difficoltà dei centri di conservazione di attivare micro vinificazioni rappresentative. Con grande umiltà e consapevolezza dei nostri mezzi abbiamo quindi iniziato questo percorso, anche grazie all’indulgenza ed al supporto di tanti amici, con lo specifico obiettivo di realizzare i vini che non sono mai stati fatti o che non fossero stati fatti da tantissimo tempo. Una esperienza di oltre 25.000 chilometri in tanti territori italiani, incontrando 150 produttori, eseguendo 250 prelievi di materiale vegetale con 150 analisi del DNA per stabilire l’identità dei vitigni, scoprendo ad oggi 10 nuove varietà di uva da vino e realizzando solo nell’ultima vendemmia oltre 60 microvinificazioni. Nel corso degli anni sono state attivate parecchie collaborazioni non solo con alcune importanti aziende del settore enologico ma anche con i principali istituti di ricerca come il CREA di Conegliano, Veneto Agricoltura, Università di Verona e Catania, il CNR a Torino, la Provincia di Verona ed alcuni Consorzi di Tutela.