Declinazione al femminile di “Etna” che è un vulcano ma ha un nome di donna

Alla Dea Etna per non risvegliare il suo lato distruttivo non si sacrificavano animali, ma le si offrivano libagioni di vino ed erbe odorose...

La Dea Etna come tutte le Dee rappresenta diversi aspetti del femminile: un racconto corale al femminile di figure protagoniste di un meraviglioso mondo tra il vulcano e la vigna. Etna era una Dea della mitologia greco-italica. Era figlia di Urano e Gea, gli Dei primigeni che forgiarono il mondo. Nelle sue viscere ospitava il drago Tifone, che ne causava le eruzioni. Secondo alcuni miti era stato imprigionato, secondo altri era il suo figlio-sposo che albergava nel suo grembo. Era anche trait d’union tra Terra e Cielo e così Etna conteneva nel suo gigantesco “utero ricettivo, fertile e invitante il corpo del gigante, supino e vinto, che sorreggeva Messina con la mano destra, Pachino con la sinistra, Trapani gli stava poggiata sulle gambe e il cono dell’Etna stava proprio sulla sua bocca, rivolta verso l’alto. Ogni volta che si infuriava, Tifeo, ovvero Tifone, faceva vomitare fuoco e lava dall’Etna e ad ogni suo tentativo di liberarsi dal legame eterno, scatenava terribili terremoti. La Dea Etna entrò a far parte dei vari culti romani, oltre che siculi. Alla Dea, almeno nei tempi remoti, non si sacrificavano animali, probabilmente per non risvegliare il suo lato distruttivo, ma le si offrivano libagioni di vino ed erbe odorose.

ph Salvo Orlando Etna

Espressione di forza e tenacia nelle mani di madri, mogli, figlie, sorelle, ma soprattutto Donne. I terreni attorno ai vulcani sono pericolosi ma fertili, come le donne come quelle che abbiamo incontrato alla Vinimilo nella serata organizzata dalla Fondazione Italiana Sommelier, dedicata alle viticoltrici e professioniste del settore.

 

Agata Arancio docente vicepresidente della FIS: “Ho ascoltato donne fiere, preparate, che non si arrendono, che sanno quello che fanno e quando non lo sanno sperimentano. Donne con l’amore negli occhi. Grazie a tutte, grazie per la luce che mi avete trasmesso con uno sguardo, con le vostre appassionate parole e con i vostri vini frutto del forte legame con la vostra terra ed il cielo. L’Etna e le sue “creature” non smetteranno mai di stupirmi e appassionarmi”.

da sinistra la musicista Ilaria Bonanno, Enza La Fauci, Irene Foti, al centro Rita Spatafora, in basso a sinistra Gea Calì, Marcella Scicali, Giusy Calcagno, Agata Arancio

Per desiderio di Agata Arancio iniziamo a parlare della viticultrice Silvia Maestrelli scomparsa prematuramente a gennaio di quest’anno, che sintetizza il patrimonio immateriale di tutte le Tenute gestite dalle donne del vino e che andremo a conoscere stasera: creare luoghi dove potessero convergere persone, competenze, energie che a loro volta si fondano su relazioni, scambi ed idee sia professionali che umane intorno alla cultura del vino e del buon vivere. Questo è il messaggio che Silvia Maestrelli ci ha lasciato come pioniera e donna, per una terra difficile, fortemente maschile, ma di enorme fascino e di altrettanto grandissimo potenziale enologico. Nel 2007 nasce un progetto in cui la sensibilità di una visione enologica “al femminile”, unita all’indiscussa capacita tecnica dei consulenti e dei collaboratori, ha creato una cantina di riferimento e riconoscibilità della zona etnea, dando espressione nel mondo della nuova viticoltura siciliana.

A’ Puddara, “le gallinelle” o “la chioccia” per i pescatori e gli agricoltori, a memoria della poesia di Ovidio, un vino rigoroso e delineato come A’ Muntagna che si staglia nella notte. Etna D.O.C. Bianco Superiore, Carricante 100%, giallo paglierino con riflessi verdi, profumato di grafite, scorza d’arancia, mango, ginestra, erbe aromatiche. Il gusto ha una mineralità verticale, acidità alta, scorza di limone, frutto tropicale. Con un’entrata candita con note burrose e finale sapido e marino, salsedine.

Agata arancio docente e organizzatrice e l’agronoma Aurora Ursino
Valeria Lopis la giornalista
Valentina Rasà Cucina Manipura

Un grande plauso al tortino con fichi e formaggio pecorino di Cucina Manipura.

E adesso le viticultrici.

Carla Maugeri

Cantina Maugeri vini dell’Etna
Carla Maugeri e Gea Calì Etna Bianco Superiore D.O.C. Contrada Volpare 2020. Versante est dell’Etna, Contrada Volpare – Milo, Altitudine: Circa 700m s.l.m. Terreno: Vulcanico sabbioso con elevata sostanza organica e ricco di minerali; colore giallo paglierino intenso, ampio all’olfatto con profumi di frutta tropicale, bouquet floreale di zagara e rosa canina. Aromi agrumati di cedro e limone candito, note di zenzero, anice stellato, nota balsamica. Profondo e complesso, fresco, equilibrato, con un finale minerale vulcanico e una bella persistenza agrumata e balsamica.

Novella Trantino

Tenute di Nuna
Unica etichetta il Nuna, un Etna Bianco da uve Carricante, è giallo paglierino brillante e possiede profumi di limone, fiore di ginestra e cenni di pietra focaia. In bocca, il vino è ben bilanciato e la fragranza acida rilancia la parte aromatica che richiama il frutto, già anticipato dal naso. La sapidità è totalmente protagonista del sorso, che risulta piacevolmente croccante e vivace.

Alice Ponzini Piano dei Daini

Piano dei Daini
Siamo sul versante nord dell’Etna, tra le contrade di Piano dei Daini, Passopisciaro, Santo Spirito e Solicchiata, a 700 metri sul livello del mare. L’Etna Rosato DOC “Piano dei Daini” di Tenute Bosco è ottenuto da uve di nerello mascalese, un rosato floreale e fruttato, con sentori e sapori di piccoli frutti rossi ed erbe aromatiche, dalla struttura fresco-sapida.

Margherita Platania Feudo Cavaliere

Millemetri Rosato Feudo Cavaliere
Versante Etna Sud, altitudine 950 Mt s.l.m., viti allevate ad alberello e cordone speronato ad alta densità d’impianto. Terreni sono composti di sabbie vulcaniche e “ripiddu”, ricchi di minerali tendenzialmente acidi, ben esposti e ventilati, rosa cerasuolo con riflessi brillanti, profumo floreale intenso, fruttato e dolce, palato, tipico dell’alta quota, acidulo, fresco, piacevole e persistente.

Tenuta Enza La Fauci

Tenuta Enza La Fauci
Con riflessi giallo verdolini “Incanto” di Tenuta Enza La Fauci è un vino bianco siciliano a base di uve Grecanico, coltivate sulle pendici dell’Etna ad un’altitudine di 1200 metri. Fermenta con lieviti indigeni in barrique di rovere, dove affina per circa 3 mesi, e sviluppa un profilo sensoriale fresco, avvolgente e armonico, con profumi di pesche bianche, fiori freschi e note vegetali, rivelando al sorso mineralità e grande eleganza.

Irene Vaccaro L’enologa di Vivera

Etna Rosato Vivera
Le uve di Nerello Mascalese sono coltivate nella Contrada Martinella a 600 metri s.l.m. nel paese etneo di Linguaglossa. Vino dal carattere deciso ed elegante, creato per illuminare le tavole più sofisticate. La pietra vulcanica si manifesta totalmente in questo vino dalle importanti note minerali e dalla grande persistenza.

Alice Bonaccorsi

Rosso Relativo Valcerasa
Il “Rosso Relativo” di Valcerasa, cantina etnea di Alice Bonaccorsi è un vino rosato di antica memoria. Le viti di 40 anni del “Rosso Relativo” appoggiano su terreni ricchi di scheletro, posti a 750 metri di altitudine. Viene ottenuto da uve vendemmiate rigorosamente a mano, le quali vengono poi diraspatura e pressate in maniera soffice.  Il “Rosso Relativo” alla vista è di un rosato caldo e intenso, tendente al rosso. Al naso il vino sa di vino, nessun artifizio o volo pindarico, è ricco ed espressivo, con note di frutti rossi, di ginestra e tiglio. Al palato si avverte una bella ampiezza, è equilibrato, fresco, discretamente minerale e di piacevole persistenza aromatica

Irene Badalà

Rosso Irene Badalà
Bouquet complesso, note di ciliegia, cherry, note di ribes, gelsi, qualche sentore di spezia dolce e pietra focaia, con il passare dei minuti escono le note mentolate. Esame gustativo, buona freschezza, bella sapidità, tannini che si sentono, ma non danno fastidio. Spessore in bocca, gran bella beva, nota amarostica. Bella progressione e ottima persistenza.

Maria Pia Madaudo

Camporè Maria Pia Madaudo
È fatto per il 95 per cento con Nerello Mascalese, il resto con Nerello cappuccio. Il vino si presenta di colore rosso rubino, un po’ scarico, pulito e di buona intensità al naso, con sentori di frutta rossa, note laviche e cenni speziati. Mostra buona armonia e piacevolezza. Al palato è fresco, ben articolato, con tannini ben presenti e già levigati che il tempo smusserà sempre di più. Discreta la lunghezza. Un vino tipico, dal profilo elegante e ben fatto.

Claudia Langer

Boccarossa Claudia Langer
Cresce su pietra lavica a 750m slm ed è prodotto da uve selezionate a mano di Nerello Mascalese provenienti da un antico vigneto situato sul versante settentrionale dell’Etna tra Passopisciaro e Randazzo in Contrada Arena. Con fermentazione tradizionale in piccoli tini aperti con alta percentuale di uve intere con follature manuali giornaliere per 10-12 giorni maturazione: barrique e recipienti di acciaio inox per circa 15 mesi fino all’imbottigliamento colore: rosso rubino, vivace con lievi sfumature violacee profumo: intenso, ricco e complesso, con note di piccoli frutti di bosco scuri gusto: succoso, stratificato, equilibrato ed elegante, tipica vena acida che dona senso di freschezza, buona struttura e persistenza.

Rita Spatafora vignaiola

Azienda Vitivinicola Al-Cantàra La fata galanti
Rosso rubino il colore, luminoso e limpido alla vista, con consistenti riflessi violacei al calice. Al naso arrivano inizialmente sentori di frutti rossi, che ricordano in particolare la marasca e i frutti di bosco, poi seguiti da delicate note speziate e minerali. La bocca è elegante nella trama tannica, morbida e fresca allo stesso tempo, di buona lunghezza in persistenza.

Giusy Calcagno

Etna Rosso Doc “Arcuria” 2018 Calcagno
L’Etna Rosso Doc “Arcuria” di Calcagno si mostra al calice in un affascinante rosso rubino dai vivaci riflessi. I suoi profumi si mostrano, per così dire, densi e profumano di fiori e frutti all’unisono e sono iris, violette, rose e frutti rossi che a mano a mano si evolvono in note di cenere e note minerali. Una qualità gustativa fuori dai canoni, tale da rendere questo Etna Rosso un vero vino fuoriclasse della sua denominazione: eleganza, finezza e corpo. I tannini si mostrano setosi e ben integrati e valgono a non interrompere quella notevole freschezza di cui il sorso si caratterizza per tutta la durata della bevuta.

Martina Grasso di Quattro Archi e il vino Quinto Arco

Martina Grasso che proviene dal presidio slow food Quattro Archi di Milo e il suo vino Quinto Arco giovane, rosso brillante di sapore sapido e profumato di bacche rosse e fiori di ciliegio con l’etichetta disegnata da lei artista dell’Accademia di Belle Arti.

Irene Foti

Il progetto la Fucina di Vulcano nasce a Bronte nel 2014 dall’incontro tra l’attuale titolare, la giovane Irene Foti, e lo chef Sandro Rinaldo Chiù, che già dal 2015 decidono di ristrutturare il locale per dare sia al ristorante che all’hotel l’attuale conformazione, elegante, moderna ed accogliente. Irene Foti, farmacista, faceva altro nella vita, ma è rimasta affascinata dal mondo della cucina, regalando così al territorio etneo questo gioiello della gastronomia e dell’accoglienza, in cui si racconta un angolo suggestivo della Sicilia: quella del vulcano.

la degustazione ha il suo ordine e sequenza

L’olio  di Tina Merlino gustato su delle fette di pane

E infine cosa dire non ci resta che andarle a conoscerle in maniera approfondita una per una ci siamo invitati per andare a scoprire la loro terra, la loro storia, le loro aspirazioni…

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