Nicola Bizzi tratto da L’ORIGINE EGEO-MINOICA DEI MISTERI ELEUSINI: “Quella dell’Eleusinità è sempre stata una storia complessa ed articolata, una storia che parte da molto lontano, affondando le proprie radici nella Creta minoica e nella sua splendida civiltà, e che è stata convenzionalmente suddivisa, come abbiamo visto, in varie distinte fasi, alle quali ne è seguita, successivamente al 380 d.C., un’altra fondamentale, anche se del tutto ignorata dagli storici: quella della clandestinità.
Già nell’Era Proto-Eleusina, nel contesto della civiltà Cretese e dei suoi dominî, e nella successiva fase Micenea, diversi Ordini e Riti, alcuni dei quali nobili e antichissimi, ma comunque culturalmente e religiosamente affini, si erano uniti ed associati al Rito Lelegico – Cretese, alcuni confluendovi, pur mantenendo elementi essenziali delle proprie peculiarità. Quasi tutti furono spinti a farlo sulla scia di numerose profezie, che all’epoca già circolavano e che preannunciavano una prossima incarnazione della Dea Demetra. Fra questi un documento conservato negli archivi della Scuola Eleusina Madre di Firenze, riconosciuto valido ed approvato dal 73° Pritan degli Hierofanti, elenca i principali:
1 – L’Ordine e Rito Kurethiun, sorto attorno al 4.400/4.200 a.C., assorbito dall’Ordine e Rito Lelegico-Cretese attorno al 3.500 a.C. Antichissimi sacerdoti-guerrieri, i Kureti (Κουρῆτες) erano noti nell’antichità per le loro sorprendenti conoscenze astronomiche, astrologiche e magiche, in particolare per quanto riguardava la Magia Stellare. Nella cultura greca, per via delle loro origini che si perdono nella notte dei tempi, sono talvolta stati considerati alla stregua di Divinità “minori” e sono stati oggetto di mitizzazioni spesso improprie e fuorvianti, che li vorrebbero collegati alla nascita dell’usurpatore Zeus. Vuole la Tradizione che non solo abbiano vissuto al tempo delle “Sette Grandi Terre del Mar d’Occidente”, ma che sarebbero già esistiti sulla Terra quando l’attuale umanità non era ancora stata creata, trattandosi quindi di un’antichissima stirpe pre-umana, con poteri e conoscenze che esulerebbero dall’umana natura e dall’umana comprensione, e che si sarebbero stabiliti a Creta, alle falde del monte Juktas, al tempo del regno del Titano Kronos. Erano in realtà, come abbiamo detto, un antichissimo ordine di sacerdoti guerrieri fedele al culto degli Dei Titani. Custodi e difensori di una sapienza arcana, venivano spesso raffigurati armati di scudo e di una lancia sacra chiamata “Ta”.
2 – L’Ordine e Rito Daktylun, dei Dattili (Δάκτυλοι) del Monte Ida, una antichissima congregazione sacerdotale di lavoratori dei metalli, i cui nomi erano tenuti rigorosamente in segreto, sorta prima del 4.000 a.C., assorbiti dall’Ordine e Rito Lelegico-Cretese attorno al 3.400/3.200 a.C. Un frammento della Foronide così li descrive: «lì avevano dimora gli incantatori Idei, frigi, uomini dei monti, Chelmide, Damnameneo e il possente Acmone, destri servitori della montana Adrastea, che per primi trovarono l’arte dell’astuto Efesto tra le balze montane, lo scuro ferro, e lo posero sulla fiamma e mostrarono un’opera eccellente». L’Ordine dei Dattili discendeva, secondo la Tradizione, da una triade ctonica composta da tre Forze Divine originarie del monte cretese Ida. Su di Essi, al di fuori di ristretti ambiti iniziatici, poco risulta conosciuto. Alcune scuole esoteriche li vogliono figli del Dio Titano Hypherion, massima Divinità solare, e di Pallax (Pallade), giovane Dea Titana armata di lancia, protettrice della città di Tarua (Tro ia) e sorella degli Dei Titani Asthreos, Pherse e Pallanthe. Secondo altre interpretazioni, Essi sarebbero invece figli di Astherios, il Toro Bianco, uno dei figli del Dio Titano Hypherion e della Dea Titana Idhya, dalla quale deriverebbe il loro appellativo di Daktyli Idei. Una tradizione antichissima li fa scopritori del ferro e sostiene che furono Essi a insegnare agli uomini di stirpe egeo pelasgica la lavorazione dei metalli. Pare infatti che le viscere della Terra non nascondessero per loro segreto alcuno, come del resto le viscere siderali da cui traevano origine. I componenti di questa mitica triade dattilica sarebbero stati, secondo il parere di molti esoteristi, delle Divinità pre-umane, oggetto di culti segretissimi non accessibili ai non iniziati. Diodoro Siculo ci narra che furono i Maestri di Orfeo, il quale portò in Ellade i loro Misteri. I loro nomi e i loro simboli di chiamata hanno trovato in tutte le epoche,fin dalla più remota antichità, grande impiego nelle Arti Magiche. Considerati più potenti dei Telkhini e deiKabiri, ma inferiori nella loro potenza ai Kureti, i loro nomi sono ricordati da molte fonti come Kalmis, “il Fonditore”, Damnameneus, “il Martellatore” e Altmon, “l’Incudinatore”. Anch’essi, al pari dei Kureti, sono stati oggetto nel mondo greco di tradizioni mitologiche spurie che li associavano impropriamente al mito di Zeus: mentre stava partorendo quest’ultimo, Rea, presa dal dolore, avrebbe appoggiato le sue dita a terra (Δάκτυλοι in Greco significa appunto “dita”), premendole con tanta forza che uscirono fuori i Dattili: cinque maschi dalla mano destra e cinque femmine dall’altra mano.
3 – L’Ordine e Rito dei Telkhini (Τελχῖνες), sorto in Misia attorno al 3.800/3.600 a.C., assorbito attorno al 3.200 a.C. dall’Ordine e Rito Lelegico – Cario-Cretese. Esso traeva origine dalla Sacra Triade dei Telkhini, che la Tradizione misterica indica come una triade di Potenze Elementari, sita nell’antichità sul sacro Monte Idas, nella Troade, regione della Mysia comprendente la città di Troia. Secondo alcune fonti, essi sarebbero stati gli antichissimi abitanti di Rhodi, ritenuti figli del Dio Titano Hypherion, o di suo figlio Helios, a cui l’isola era consacrata. Si attribuiva a loro la fabbricazione della falce del Dio Titano Kronos e del tridente del Dio Ennosigeo-Poseidon. Furono ritenuti dei grandi Maghi, capaci di interagire con le forze dell’atmosfera e di produrre la pioggia, la neve e la grandine, e Strabone, nella sua Geografia, narra che erano capaci di produrre una mistura con le acque dello Stige e lo zolfo, capace di uccidere animali e piante. Si attribuiva loro l’invenzione di un certo numero di arti, in particolare quella di scolpire le statue degli Dei. Erano rappresentati sotto forma di esseri anfibi, metà marini e metà terrestri, con la parte inferiore del corpo a forma di pesce o di serpente, o con i piedi palmati, e per la parte superiore come canidi. Non erano ben visti dagli Dei Olimpici, di cui provocano spesso l’ira, e presero parte contro di essi alla Titanomachia. Si narra che un po’ prima del Diluvio, avendo avuto il presentimento della catastrofe, lasciarono Rodi, la loro patria, per disperdersi nel mondo. Secondo le Scuole di pensiero occidentali, i Telkhini sono legati a tre concetti metallici e a determinate fasi della storia dell’umanità. I loro nomi e simboli magici di chiamata sono: Khrysn l’Aureo, Arkyrn l’Argenteo e Khalkn il Bronzeo, evidente riferimento alle Età dell’Oro, dell’Argento e del Bronzo. Varie fonti classiche, fra cui Nonno di Panopoli, ci riportano i nomi di ben sedici Telkhini: Aktaios, Argyron, Atabyrius, Chalcon, Chryson, Damnameneus, Damon (o Demonax), Hormenius, Lykos, Megalesius, Mylas, Nicon, Ormenos, Simon, Skelmis, Zenob, ma è probabile che per Hor- menius venga indicata una latinizzazione del nome Ormenos.
4 – L’Ordine e Rito Lelegico-Cario-Cretese, sorto attorno al 3.500 a.C. Presente ed attestato, oltre che a Creta, anche nelle Cicladi, in Misia, in Caria, in Meonia, in Licia, in Frigia, in Cilicia, in Cappadocia, in Tracia, nella Calcidica, nella Colchide, in alcune zone del Peloponneso, a Cipro in Sicilia e nella Messapia (Puglia), fu uno degli Ordini e dei riti improntati sul culto titanico più diffusi nell’ambito della Coscienza Proto-Eleusina. Confluì nell’Ordine e Rito Lelegico-Cretese dopo il 1.400 a.C.
5 – L’ordine e Rito Licio-Ladico (detto anche Lethico), sorto in Licia attorno al 3.200 a.C. e diffusosi successivamente anche in Grecia, in particolare in Beozia e nell’area di Tebe, era improntato sul culto della Dea Titana Leto e sui suoi Misteri. Confluì nell’Ordine e Rito Lelegico-Cretese fra il 1.400 e il 1.200 a.C., mantenendo però una propria peculiarità e continuando ad essere praticato. È attestato, infatti, che sono sopravvissute, nell’ambito dell’Eleusinità Madre, sia per tutta la durata ufficiale del culto che nella successiva fase della clandestinità, delle Coorti tradizionalmente legate a questo Rito.
Queste sin qui elencate, quindi, furono le principali componenti rituali che, precedentemente all’incarnazione della Dea, andarono ad integrare e ad arricchire l’Ordine e Rito Lelegico-Cretese, con il quale – e sul quale – si identificherà l’Eleusinità Madre dopo il 1.216 a.C. Occorre però qui menzionare altre fondamentali realtà religiose e rituali, sorte sempre nell’Era Proto-Eleusina in diverse aree dell’Egeo e del Mediterraneo orientale; realtà religiose e rituali anch’esse connesse al Culto Titanico (e quindi in netta opposizione con il culto degli Dei Olimpici usurpatori) e che, pur non confluendo nell’Ordine e Rito Lelegico-Cretese (e quindi nell’Eleusinità Madre), si associarono all’Eleusinità come Ordini e Riti “Figlia”. Stiamo parlando dell’Eleusinità Samotracense e Orfica e delle relative ritualità misteriche (meglio note nei manuali di Storia delle Religioni come “Misteri Samotracensi” e “Misteri Orfici”), alla cui storia e alle cui caratteristiche rituali e dottrinali ho dedicato interi capitoli del primo volume del mio saggio “Da Eleusi a Firenze: la trasmissione di una conoscenza segreta”. A queste due importanti realtà iniziatiche si aggiunse in seguito anche quella Pitagorica, destinata però alcuni secoli dopo a discostarsi dall’alveo dell’Eleusinità e del culto titanico per motivi dottrinali”.