L’opera simbolica che prende il nome di Meditametrica

Corpo, mente e spirito. Aprite le porte della vostra percezione ed accogliete ogni suggestione. Padre, madre e figlio. Lasciatevi avvolgere dall’immagine che, via via, diviene sempre più grande.

foto_ercole_fiandro

L’opera prende il nome di Meditametrica. Questo personale neologismo racchiude in sé tutto il necessario affinché il disegno venga compreso e si faccia strada tra le profondità di chi lo osserva. Disegnare ed osservare sono poli opposti della medesima forma di meditazione. Certamente la più vicina agli artisti che scelgono le arti figurative come veicolo di espressione lasciandosi guidare dallo Spirito indefinito e creativo che li eleva, li distingue, li libera dalla materia e dalla parola per giungere ad un livello dove l’unica comunicazione possibile è attraverso il Silenzio. Silenzio che estende, scava, dilata fino al momento in cui artista, osservatore ed opera d’arte divengono un unico sistema indivisibile e composto da tre punti. Questo uno degli aspetti di significato personale derivante dall’osservazione del lavoro condotto. Linee come frutto di meditazione estrinsecantesi attraverso l’atto. Il desiderio di creare che si tramuta in volontà. La volontà che diviene punti, linee, forme, ombre e toni che si intrecciano equilibrando complessità e semplicità. Andando a ritroso, prima dell’Opera vi è l’atto e l’atto ha in sé un simbolismo che può divenire magico. Prima dell’Atto vi è la Volontà e questa condensa ulteriormente ciò che lo spirito cattura attraverso riflessione, ma soprattutto Contemplazione, del proprio mondo spirituale ed al contempo della superficie liscia ed ancora da tracciare. Vi è un istante in cui quel foglio, quella tela, possono divenire qualunque cosa ed è quell’istante che la mia mente ancora al poema di John Keats: Ode on a Grecian Urn. La Volontà, a sua volta, ha un moto antecedente. Il Desiderio. Senza questa inquietudine, senza questo infaticabile cercare, scavare, rimestare; senza questo attendere in silenzio che il fuoco pervada, il disegno, la pittura e tutte le Arti per quanto possano produrre opere perfette tecnicamente, rimarranno asettiche. Non trasmetteranno nulla. Non penetreranno a fondo e non potranno mai sedimentare nell’inconscio contagiando l’osservatore con la medesima inquietudine dell’Artista. Ciò che descrivo e come vivo l’Arte è uno dei significati che riveste per me l’Arcano Maggiore del Matto, rapito dall’Estasi della Visione. Solo lui comprende, solo lui giunge oltre le nubi.  Le linee che osservate all’interno del triangolo sono simbolo di tutti i pensieri che divergendo giungono a convergere, che discendendo giungono ad ascendere, che espandendosi giungono a contrarsi in un’unica figura. Sono le possibili linee che osserva nel Cielo il personaggio raffigurato nell’Arcano Zero. Misteriosa cifra che da sola non vale nulla ma posta accanto ad un numero diverso da sé stesso ne aumenta o diminuisce il valore. Il vuoto, accanto al pieno, riesce a modificare sostanzialmente anche il pieno. Vedo in quelle linee l’intrecciarsi delle trame della vita, l’incatenarsi delle vicende umane senza soluzione di continuità. Le nostre vite indissolubilmente legate procedono verso dei vertici, non sempre corrispondenti con l’apice del triangolo. Poi vi sono individui come l’autore del testo per cui ho disegnato questa copertina che divengono dei raggi oscuri. Spesso la parola oscuro viene confusa e declassata a termine d’accezione negativa. L’oscurità è necessaria per coloro i quali portano la Luce dentro ed hanno come compito quello di diffonderla e passarla. Queste persone hanno bisogno della rassicurante copertura del buio. Il Libero Pensiero non può sempre e solo manifestarsi alla luce del giorno. Deve trovare rinfrescanti spazi angusti, corroboranti circoli ristretti, rinfrancanti sguardi silenziosi che non parlano ma fanno. Nel buio lavora chi trama, non si può pensare di lavorare contro il coprente nero caliginoso senza immergersi anima e corpo con volontà di contrasto. È sciocco credere che la luce si propaghi solo attraverso altra Luce. Per risplendere, la Luce ha bisogno dei toni, delle sfumature e di superfici riflettenti. Il sole e la luna ce lo insegnano. Alcuni di noi vivono di Luce interiore propria. Altri invece riflettono ed accumulano la luce che altri emanano. I due vertici sul piano d’appoggio del triangolo sono i due poli opposti. Il bianco ed il nero, la luce ed il buio, il parlare ed il tacere, il lavoro ed il riposo. L’essere assorto nel proprio pensiero creativo piano piano fagocita completamente l’attenzione creando una separazione netta con il mondo esterno, sembra di trovarsi in una bolla dove il tempo rallenta, lo spazio si dilata e finalmente a volte con difficoltà, a volte con estrema facilità viene a comporsi sul foglio, sulla tela o sul supporto su cui si crea quell’insieme di linee che racchiude e condensa la propria dimensione spirituale e la propria idea artistica che per tutto quel tempo si è impossessata di noi. Questo estro artistico, inquieto, vorace, intransigente e totalizzante ha nel suo passato descrizione compiute da menti e penne ben più autorevoli della mia, Garcia Lorca parla ampiamente di questo stato definito Duende. E’ la voce del Duende a guidare il Matto, uomo di Desiderio. È il fuoco dello Spirito a guidare le riflessioni e la Volontà di agire del Mago. Se si potesse ingrandire idealmente ognuna di quelle linee si vedrebbe che sono loro stesse composte da altre linee più sottili ed intrecciate, come una corda è il frutto dell’avvolgimento di più corde e fili. Matto e Mago, Desiderio e volontà, zero ed uno. Intrecci spirituali e materiali. Tra queste trame si districano e destreggiano le riflessioni dell’autore e le linee da me tracciate. Del resto, il Maestro Traccia. E questa traccia va seguita per comprendere dimensione e profondità del solco atemporale ed adimensionale lasciato ad imperitura memoria. Quando nelle Arti Marziali si raggiunge un livello di efficacia e competenza tecnica superiori si dice che non siamo noi a muoverci, ma bensì che si viene mossi da spiriti superiori. Credo che valga il medesimo discorso per qualsivoglia forma di arte. Osservando il mio disegno vi prego di meditare su ogni linea come fosse la parte di un cammino, l’aspetto di un totale, il riflesso che proviene da lontano. Ogni fascio di linee potrebbe essere un sole che sorge. Ma quale dei tre soli alchemici sia lo deciderà il vostro osservare profondo. L’azzurro che si lascia intravedere filtrando dalle linee è calmante. Ci invita a rallentare, sederci e trascorrere del tempo con noi stessi in compagnia delle parole contenute nel testo. Una rosa bianca fatta di carta ed inchiostro, la medesima rosa bianca tenuta in mano dal Matto. Il cui sole è del medesimo colore del fiore che delicatamente porta con sé. Purezza d’animo e d’intenti. Il bianco porta con sé questo valore. Bianco e nero insieme sono purezza segreta, nascosta, non ostentata ma intuibile se ci si predispone adeguatamente all’osservazione del mio lavoro meditametrico. Il concetto di triade e di tripartizione fa parte del messaggio simbolico trasmesso dalla figura geometrica del triangolo che indica sempre un equilibrio perfetto. Corpo, mente e spirito. Aprite le porte della vostra percezione ed accogliete ogni suggestione. Padre, madre e figlio. Lasciatevi avvolgere dall’immagine che, via via, diviene sempre più grande. Padre, figlio e Spirito Santo. Immergetevi dentro essa e lasciatevi restituire tutto ciò che risuona con il vostro subconscio. Mercurio, zolfo e sale. Dialogate con essa, verso dove vi guida, che direzione suggerisce anche alla vostra mente razionale. Via secca, via umida e via dell’Arte Reale. Siate voi porta e ponte verso altri mondi. Passato, presente e futuro. Vedere ed osservare sono capacità simili ma non uguali. L’oriente ci insegna che ogni senso possiede un suo lato nascosto. Tesi, antitesi e sintesi. Chiudete gli occhi e fate in modo di visualizzare ogni cosa, escludendo tutto il resto. Saggezza, forza e bellezza. Il respiro rallenta, la mente si concentra, la volontà si focalizza. Libertà, uguaglianza e fratellanza. Compreso il principio si giunge all’ispirazione, l’ideale racchiude un idea spirituale. Tre, quattro e cinque. L’impegno dello studio deve corrispondere con azioni concrete sul piano materiale. Piano inferiore, piano intermedio, piano superiore. Ci vogliono alberi senza radici ed incapaci di estendere le nostre fronde verso i piani più alti. Ognuno di noi è un albero diverso, ma ad ogni pianta giunge la Luce del Sole. Ognuna di queste terne potrebbe generare interi libri dedicati. Questa è la potenza del simbolo: la polisemia. Prendete il vostro tempo, scendete, velo dopo velo, gradino dopo gradino, sempre più a fondo. Polo positivo, polo negativo, neutro. Il confine si assottiglia. Noi ci assottigliamo con esso e nel concludersi di questo viaggio diveniamo anche noi triangolo, triade, terna. Cielo, terra, uomo. L’equilibrio tra pieno e vuoto si raggiunge ponendosi tra azione e riflessione. Brahma, Shiva e Vishnu. Non occorre aggiungere altro al nostro viaggio cartaceo, il lettore possiede già ogni punto della meditazione geometrica. Altezza, lunghezza, larghezza. Il testo ed il disegno sono concepiti per essere complementari, ognuno a suo modo suggerisce e suggestiona forme diverse di contemplazione, riflessione e meditazione. Aleph, Mem, Shin. Tre vertici. La terza lettera dell’alfabeto ebraico è ghimel. Lettera doppia indicante il contrasto tra guerra e pace. La lotta costante della Luce contro le tenebre e viceversa. Triangolare è la struttura della composizione di molti Arcani Maggiori: il Papa, gli Amanti, il Diavolo. In ognuno di questi Arcani ritroviamo una figura posta al vertice del triangolo in posizione di superiorità rispetto agli altri. Questa superiorità è spesso espressa anche fisicamente rispetto agli altri due vertici posti sul medesimo piano o base. Vorrei infine che questo triangolo fosse da ispirazione a compiere quello sforzo di ricongiungimento necessario tra noi ed il Divino, qualunque forma esso abbia preso per noi.
L’opera in copertina è di proprietà dell’autore dell’articolo Ercole H. Fiandro

Exit mobile version