Se tre persone guardano un bicchiere pieno a metà d’acqua ognuno lo descrive in modo diverso.
Uno può dire che è pieno a metà, il secondo che è mezzo vuoto, l’ultimo che contiene un liquido trasparente per metà del suo volume.
Tutti e tre hanno ragione perché il bicchiere mezzo pieno può generare le tre distinte osservazioni ma la verità è solo una : è un bicchiere che ha dentro acqua fino a metà della sua capacità di contenimento ed aria per la parte rimanente e qualsiasi altra cosa si possa dire quella realtà non cambia.
Il Sud d’Italia si presta perfettamente a questo modo di intendere e leggere la realtà.
Chi ne accentua la sua posizione squisitamente geografico-politica lo considera un luogo che, pur se marginale rispetto al ruolo oggi prestato nel progetto politico europeo, è da considerarsi di grandi potenzialità per il suo guardare al bacino del Mediterraneo; il che è una sua naturale propensione, del tutto inutilizzata.
I sostenitori delle potenzialità del Sud considerano dunque il bicchiere mezzo pieno.
Vi è poi chi, intervenendo semplicisticamente nel dibattito sul Sud, considera questo come un bicchiere perennemente mezzo vuoto.
Il Sud è stato perennemente assistito, ha male utilizzato le risorse assegnate in tempi diversi dallo Stato centrale. Ultimamente si è proprio “divanizzato” con il reddito di cittadinanza e pertanto è un bicchiere pieno di buchi che fa acqua da tutte le parti e che merita di essere abbandonato a se stesso.
Vi è infine chi considera il bicchiere (cioè il Sud) comunque colmo in ogni caso per la metà e la sua realtà, è proprio così, non cambia.
Le scuole del Sud, i trasporti del Sud, le infrastrutture del Sud, i porti del Sud sono lì a dimostrare che comunque la si guardi la realtà del Sud è ancor oggi quella di un’eterna incompiuta.
Questi ultimi propendono, in prossimità delle opportunità offerte dal PNRR, per fornire assistenza al Sud anche se ‘cum grano salis’ , visti i controlli e vincoli imposti dall’UE.
Chi si aspetta da me a questo punto una disamina sulle cause storiche, economico-politiche di questa situazione ancor oggi emergenziale del Sud (e siamo nel 2022) rimarrà deluso perché non proseguirò queste riflessioni spiegando le cause o dando soluzioni che non ho e non è compito mio fornire.
Mi interessa invece richiamare l’attenzione sul modo di guardare ai problemi che sicuramente oggi continua ad evidenziare tragicamente il Sud.
Anzi mi interessa denunciare gli occhi di coloro (e sono tanti nell’attuale dibattito politico) sul Sud palesano tutta la propria disumana ideologia. E’ quella disumanità che acceca in modo funesto alcuni protagonisti della scena politica europea.
Ed è l’ideologia che nasce da occhi che non vedono la realtà. Mi bastano tre esempi:
1.Come si può continuare ad esaltare la vocazione turistica del Sud considerandolo un luogo unico al mondo per la dolcezza climatica, per l’ospitalità delle persone, per la bellezza dei luoghi, per la prelibatezza del cibo e poi al contempo disumanamente negare cittadinanza a questa possibilità di sviluppo del Sud non potenziandolo di strade e porti adeguati, negandogli i collegamenti stabili che lo renderebbero non solo più vicino all’Europa ma enormemente più appetibile per gli investimenti stranieri che vogliano concorrere efficacemente nella partita che sposterà nel Mediterraneo del prossimo ventennio gli investimenti economici mondiali più rilevanti?
2.Come si può magnificare la bellezza culturale dei luoghi del Sud, le potenzialità delle sue intelligenze, l’intraprendenza culturale dei suoi scrittori artisti e poeti e poi ipocritamente tenere “il braccino corto” quando si tratta di investire al Sud su scuola e formazione, nei teatri, magnifici spazi a cielo aperto mai modernizzati da cornici di servizi più efficienti, rapidi e capaci?
3.Come si può evidenziare la potenzialità del Sud come possibile attrattore di investimenti industriali stranieri e poi negargli a più riprese ogni possibilità in termini di fiscalità di vantaggio, di facilità di trasporto su gomma e /o aerea, di una giustizia certa e celere? Ed allora qual’è la realtà? Con quali occhi osservarla?
Bisogna venire al Sud per capirlo e guardarlo con i suoi occhi, non per improvvisare set cinematografici o per riposarsi nel dolce mar greco quel mese (ora peraltro negato dalla pandemia) beandosi e bendandosi tutte due gli occhi per non vedere la polvere sotto il tappeto.
Chi ci lavora o intrattiene rapporti di lavoro al Sud a qualunque titolo sa bene cosa vuole la gente del Sud, quella produttiva almeno che chiede di lavorare onestamente.
Richiede opportunità vere e non assistenza, richiede investimenti veri e non rammendi, richiede leggi e formazione adeguate di cui dotare una classe dirigente finalmente capace, moderna e giovane non solo anagraficamente, dacchè la carta d’identità green non è propriamente garanzia di efficacia, per come si è visto in Italia nell’ultimo quinquennio. Quella classe dirigente che sono i suoi giovani migliori ai quali si chiederebbe con convinzione di fermarsi a lavorare anziché vederli tristemente partire per aspettarli, se tutto va bene per Natale. A proposito, buon anno.