Un importante Report sulla Conferenza tenutasi a Montalbano Elicona, 29 aprile 2023, in ordine al tema trattato dal relatore l’Avv. Aurelio Bruno: “Dall’assenza di regolazione alla proposta di riforme legislative per la fruizione del patrimonio culturale immateriale” e relativo alle proposte di riforma legislativa in materia di beni culturali immateriali, bisogna precisare che un disegno di legge di riforma, è stato presentato dal Governo alle Camere l’11 dicembre 2023. In esso l’articolo 21 regola i beni culturali immateriali.
In data 20 dicembre 2023, il d.d.l. S.958 è stato definitivamente approvato dal Senato della Repubblica e a breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
I dettagli tecnici di riforma legislativa in materia di beni culturali immateriali, per come esposti dal relatore, sono stati tutti previsti dal legislatore.
Riportiamo qui un abstract dell’intervento dell’Avv. Bruno. Per chi volesse leggere l’articolo integrale rimandiamo al link https://www.argimusco.cloud/2023/12/26/argimusco-un-paradigma-patrimonio-immateriale-e-digitalizzazione-del-sacro-prima-parte/
“[Il] patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana.”
[…] Per dare qualche esempio di patrimonio immateriale, uno spesso citato è quello dell’Iliade e dell’Odissea originariamente non trascritte da Omero ma oggetto di tradizione orale.
Un altro, pertinente al tema odierno, e su cui ritorneremo tra breve, è quello della cosmogonia dei Dogon, una tribù africana che, a dispetto delle condizioni di vita primitive, aveva una conoscenza astronomica perfetta delle tre stelle di Sirio ancor prima che le stesse venissero scoperte.
Un esempio di patrimonio sia materiale che immateriale potrebbero essere le Rime del Petrarca: attorno ad esse si potrebbero inverare ben quattro beni, uno immateriale (le rime orali), uno materiale (i manoscritti), un’attività culturale (ad es., una mostra), e uno evento di spettacolo (una recita teatrale).
Un perfetto esempio di bene materiale e della diversa valenza dello stesso rispetto ai tempi e ai mutanti gusti e apprezzamenti dei committenti potrebbe essere quello della Cappella Sistina.
Pochi sanno che sotto il Giudizio Universale del Michelangelo stavano affreschi del Perugino. Essi furono ricoperti da quelli del Michelangelo. Oggi tale devastazione sarebbe costata la galera certamente al Michelangelo e, forse più difficilmente, anche al committente (al secolo Giulio II della Rovere).
Come si vede il valore ricognitivo utile alla individuazione del parametro legislativo per la configurazione del concetto di danneggiamento a bene culturale o artistico è cangiante col tempo. Ma non solo col tempo.
[…] Il reciproco riconoscimento e apprezzamento dei valori immateriali oggi diventa la nuova sfida in un mondo oppresso dal pensiero unico prima e dalla cancel culture ora.
[…] Andando più in specifico al tema propostomi nella presente conferenza “Argimusco un paradigma – Patrimonio immateriale e digitalizzazione del sacro”, come saprete il sito di statue litiche di Argimusco è stato di recente iscritto nel Registro Eredità Immateriali della Regione Siciliana, nella sezione “Luoghi del Sacro” “per le particolarità intrinseche legate al paesaggio naturale e antropico: complesso unico, caratterizzato da numerose rocce arenarie, dalle suggestive forme zoomorfe e antropomorfe.”
Il sito era già da considerarsi bene culturale di “notevole interesse paesaggistico”, in quanto già tutelato dal Piano Paesaggistico dell’Ambito 9 Messina quale “Paesaggio naturale/seminaturale dello sperone calcareo di Rocca di Novara e delle Rocche dell’Argimusco (SIC ITA030005, SIC ITA030006, art.134, lett.a; vincolo paesaggistico, art.134, lett.c) del Codice.”
Ora, in ragione dei riti e degli altri segni del sacro ivi tenuti, è da considerarsi ufficialmente anche quale “Luogo del sacro”. Non trattasi, pare di capire, dunque, dalla pianificazione paesaggistica ufficiale, di semplici megaliti naturali erosi dagli elementi, come qualcuno asserisce.
Vi sarebbe stata, pertanto, una fruizione per le dette pratiche religiose o spirituali sacre in virtù delle particolarità delle numerose rocce, dalle “suggestive forme zoomorfe e antropomorfe”. Orbene, dalla lettera del riconoscimento si evince che detti riti sarebbero stati giustificati dalla peculiarità del sito in quanto dotato di statue litiche dalle forme simili ad animali e a uomini.
Dato che forme zoomorfe e antropomorfe non nascono dal nulla qualcuno deve averle realizzate.
Viene confermata, pertanto, ufficialmente la tesi sulla origine e fattura umana di tali strutture rocciose e sul disegno sacro legato alla loro sequenza e alla loro verosimiglianza con dette forme.
Una tesi suggestiva, che qui si accenna soltanto rimandando ai testi, è quella proposta dal compianto professore Alessandro Musco, di cui a breve decorre il decennale dalla scomparsa, e dallo studioso Paul Devins. Tale tesi è stata, peraltro, recentemente ripresa in un testo del Devins, curato dalla Professoressa Milazzo […]
Secondo detta ipotesi di studio l’enorme strutturazione litica, commissionata dalla casata reale aragonese di Sicilia, sarebbe servita per pratiche di medicina astrale causa le, allora, imminenti tribolazioni profetizzate dal medico e teologo Arnaldo da Villanova. Inoltre, le conformazioni di pietra richiamerebbero specularmente le forme (umane e animali) di ben 22 costellazioni, in perfetta sequenza tra di loro, poco dopo il tramonto del 28 giugno 1311.
Sembrerebbe dunque che il piano morfologico e sequenziale, elaborato dal Villanova poco prima della sua morte, abbia una data scolpita nelle pietre in base ai superiori movimenti celesti.
Esclusa ogni bislacca e non storiograficamente comprovabile paternità da imputare, per come asserito da alcuni storici locali, a, mai esistiti, ciclopi o a giganti (SIC!), sarebbe opportuno che altri studiosi confermino o meno la paternità, ad Arnaldo da Villanova, del piano e dei riferimenti simbolici che verosimilmente sono sottesi a dette forme umani e animali in sequenza.
Un dato di partenza è, comunque, ormai assodato: trattasi di un sito ove erano operati riti e segni del sacro legati a simboli umani e animali inseriti nel paesaggio.