Emanuele Mario Spitaleri: Gurdjieff e i suoi “uomini di base”, n.1, n.2, e n.3

Georges Ivanovitch Gurdjieff, era un filosofo armeno che ha influenzato la cultura e l’immaginario di una intera generazione di artisti, filosofi e pensatori

Ouspensky ne “La quarta via” faceva dire al suo maestro che l’uomo deve studiare sé stesso e che, avendo purtroppo troppe idee sbagliate su di sé, deve liberarsi di queste idee sbagliate e trovare metodi per studiarsi. Per Ouspensky questo maestro era Georges Ivanovitch Gurdjieff, filosofo armeno, il quale affermava, fra le tante idee presenti nel suo sistema di pensiero, che l’uomo è un organismo molto strano, tant’è che lo definisce un “essere tricerebrale”, un essere dai tre cervelli. In quello che rappresenta un capolavoro dell’ironia sullo “psichismo” degli uomini come lo definisce egli stesso e cioè “I racconti di Belzebù a suo nipote”, Gurdjieff si serve del racconto fantastico per eliminare le idee sbagliate che l’uomo ha su di sé, derivanti dal funzionamento insolito di questi tre cervelli.

I “magnifici tre” infatti, che dominerebbero la vita umana sulla terra, si alternerebbero nell’essere umano ordinario e ne determinerebbero, a seconda della dominanza di uno sugli altri, la tipologia.

Analizzeremo i tre di uomini cominciando dall’uomo n.1. Di questa tipologia di uomo si legge in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di Ouspensky che:

“ha il centro di gravità della sua vita psichica nel centro motore. È l’uomo del corpo fisico, in cui le funzioni dell’istinto e del movimento predominano sempre sulle funzioni del sentimento e del pensiero.”

In questo tipo di uomo il cosiddetto cervello dominante è l’addome e nello specifico il centro sessuale.

Molte donne probabilmente stanno già esultando dinanzi a questa affermazione, poiché finalmente si palesa l’idea, ormai divenuta anche per molte teorie affermate, che l’uomo ragioni con i genitali…

Gli uomini a loro volta penseranno probabilmente che stiamo parlando del tanto acclamato “maschio alpha” data la correlazione fra la lettera greca in questione e il numero 1, e ovviamente i più pudici già si discostano da questa categoria… ma no, è opportuno precisare che quando usiamo la parola “uomo” intendiamo riferirci sia alla specificità maschile, sia a quella femminile, sia a tutte le varianti “in medium” presenti fra le due e per questo non rigidamente definibili.

L’uomo n.1

L’uomo n.1, anche detto istintivo – corporeo. Sebbene secoli di moralizzazione castrante abbiano relegato la sessualità ai margini della vita umana apprendiamo già con Gurdjieff (e quindi non solo con Freud) che almeno un terzo della popolazione umana presente sulla terra, ha il suo centro nevralgico principalmente nel sesso. E dico almeno un terzo, perché gli uomini n.2 e n.3, nonostante possiedano anch’essi questo tipo di cervello, sono dominati principalmente da un altro tipo di centro che indicheremo nei successivi articoli.

Mai come in questo periodo dell’anno e forse anche della storia in generale, fare una descrizione dell’uomo n.1, può diventare esageratamente attuale. L’uomo n.1 è quello che vive nel corpo, dimenticando di essere fatto anche di altro, probabilmente è colui che apprezza smisuratamente le forme corporee convenzionalmente perfette, è colui o colei per cui due glutei perfetti o dei muscoli tonici sono tutto nella vita, è colui che non solo fa del proprio corpo un tempio ma addirittura lo consacra ad altare il cui accesso è permesso solo a chi ha la stessa visione del mondo.

L’uomo n.1 vede la “panza” come un’amenità, una bestemmia, si reca dall’estetista due volte la settimana e nei restanti cinque giorni, le sue pause da lavoro oscillano fra la palestra e il centro benessere.

L’uomo n.1 è molto social, e non potrebbe essere altrimenti, fra i suoi post non possiamo non notare una straordinaria ostentazione del corpo e dell’apparenza, Instagram rappresenta per lui la vetrina per commercializzare l’acquisto del suo ultimo costumino da bagno o la perfetta depilazione delle cosce. Insomma è l’apoteosi della forma e conseguentemente il totale oscuramento della sostanza.

Nel noto saggio di Helen Palmer sull’ Enneagramma – dove con questa denominazione intendiamo riferirci al simbolo antichissimo di una stella a nove punte inscritta in un cerchio, riscoperto da Gurdjieff e relativo probabilmente alla tradizione mediorientale sufi e nello specifico all’antica confraternita di Sarmoung – si specifica che esistono tre sottotipi di uomo n.1: il capo, il mediatore e il perfezionista.

Il capo: estremamente protettivo. Va all’attacco per sé stesso e per gli amici. Gli piace la lotta, controlla, manifesta apertamente rabbia e forza. Vive smodatamente il troppo: troppo tardi la notte, voce troppo alta.

Il mediatore: ossessivamente ambiguo, considera sempre tutti i punti di vista, sostituisce ai propri bisogni quelli degli altri, e ai veri scopi attività di secondaria importanza. Tende a narcotizzarsi attraverso il mangiare, il bere, la televisione. Conosce i bisogni degli altri meglio dei propri. Tende ad astrarsi, non è mai sicuro.

Il perfezionista: critico verso se stesso e verso gli altri. Sicuro che ci sia un modo giusto. Si sente eticamente superiore. Procrastina per paura di sbagliare. Fa grande uso delle locuzioni “si deve” e “bisogna”.

Il capo ha come vizio principale tutto ciò che è eccesso, di contro la sua maggiore virtù è l’innocenza, è colui che all’inizio di un rapporto si presenta con frasi del tipo “dormiamo pure assieme, ma voglio molto tempo per me”, l’intimità e l’amicizia ricalcano in lui le coalizioni di governo, ci si scambia i relativi punti di vista e si chiariscono le posizioni.

Il mediatore è un tipo sostanzialmente disinteressato il cui difetto principale è la pigrizia, ma fra i suoi pregi maggiori c’è quello di ricercare sempre la giusta causa. Sostiene che in un rapporto la fusione con il partner è fondamentale, pur tuttavia il punto di riferimento per le sue decisioni è sempre l’altro, delegandogli la responsabilità ad essere la parte attiva della coppia.

Il perfezionista è invece il classico bravo bambino che dietro alla virtuosa serenità nasconde i lati oscuri dell’ira e del risentimento. Il suo più profondo desiderio è di essere amato nonostante la sua imperfezione, vive nella perenne paura che qualcosa, nel suo comportamento o nei suoi modi, dispiacerà senz’altro al compagno.

È bene dire che ovviamente qui stiamo solo dando qualche cenno, peraltro parziale, rispetto alla mole di materiale esistente, oltretutto occorre prendere questa classificazione non come rigida ma in maniera molto flessibile, poiché se è vero che uno dei tre centri/cervelli domini rispetto agli altri nell’essere umano, è anche vero che in certi periodi della vita l’ago della bilancia possa pendere per un centro diverso, o per sfumature diverse dello stesso centro.

Ciò che ci piace qui farvi notare è che se vi riconoscete in uno dei tre sottotipi elencati, forse è il caso di iniziare a fare una ricerca accurata su questo argomento e iniziare a conoscervi meglio, magari scoprirete parti di voi che non conoscete o potrete imparare a scoprire che la causa di molte vostre azioni e reazioni è legata alla Grande Madre Sessualità che spesso si ignora, di abitare e possedere.

Per tutti gli altri, avete giusto il tempo di farvi quattro risate e tentare supposizioni su amici, ex, parenti e colleghi appartenenti secondo voi all’una o all’altra categoria, perché la prossima volta potremmo anche occuparci del vostro cervello dominante…e saranno gli altri a ridere di voi.

L’uomo n.2

A differenza dell’uomo n.1 dove il cervello dominante, dei tre centri definiti da Gurdjieff, è l’addome e nello specifico il centro sessuale, rifletteremo su un’altra tipologia di uomo, altrimenti detto uomo n.2.

Ouspensky in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” ce lo descrive così: “L’uomo n. 2 è allo stesso livello di sviluppo, ma il centro di gravità della sua vita psichica si trova nel centro emozionale; è dunque l’uomo in cui le funzioni emozionali predominano su tutte le altre, è l’uomo del sentimento, l’uomo emozionale.” Possiamo immaginare quindi un uomo n.2 (e ovviamente con la parola uomo inglobiamo qui anche le donne e tutte le altre sfumature di genere esistenti) come un individuo che agisce e reagisce quotidianamente secondo tutte le sfaccettature presenti nel suo bagaglio emozionale.

Ma veniamo al concetto di emozione che, etimologicamente ci rimanda alla composizione di altre  due parole “emo” e “azione”… Cos’altro sono le emozioni se non emo-azioni e quindi moti del sangue?

L’uomo emozionale é dunque quel tipo di uomo che vive visceralmente ogni cosa nella vita, e lo possiamo notare anche dai cambiamenti oltre che posturali anche di espressione e colorito del suo volto.

Ha bisogno di una scatola di fazzolettini di fronte a un film romantico e probabilmente si imbarazza in maniera smisurata dinanzi a una persona appena conosciuta, diventa irascibile se qualcosa turba emotivamente i suoi sentimenti o se qualcuno lo supera mentre fa la fila alla posta.

L’uomo emozionale risuona particolarmente con certi periodi del giorno, del mese e dell’anno precisi.

Di notte vive in maniera molto più intensa ciò che gli accade rispetto al giorno e probabilmente questo é causato dalla presenza della luna, che non influisce soltanto sulle maree ma inevitabilmente anche sul suo oceano interno, giacché é fatto per una gran percentuale d’acqua. La presenza della stessa lo porta spesso a seconda della fase crescente, piena, calante o nuova a vivere quasi in simbiosi con lei e a risentire maggiormente rispetto agli altri tipi di uomo dei cambiamenti di stato.

Sappiamo bene che il ciclo mestruale femminile si lega particolarmente a queste fasi, data la durata effettiva di ventotto giorni a sua volta suddiviso in quattro momenti, ma qui ci sentiamo di lanciare un assist alle donne non escludendo che anche certi individui di sesso maschile siano frequentemente soggetti, di questi tempi, a periodi molto intensi di crisi mestruale metaforica.

Anche le stagioni, non sono da sottovalutare, a seconda che avvenga la fioritura dei germogli o la caduta delle foglie, l’uomo emozionale non può che risentire di questi mutamenti naturali.

Ma veniamo al dunque. Secondo Helen Palmer studiosa che si è interessata ad approfondire la personalità umana attraverso lo strumento dell’Enneagramma esistono sempre tre sottotipi di uomo n.2, fanno capo ad altre tre punte di questa simbolica stella a nove punte: il donatore, l’esecutore e il romantico-tragico.

Il donatore chiede affetto e approvazione ma vuole ottenerli rendendosi indispensabile. Votato a soddisfare i bisogni dell’altro ma con stile manipolativo. É in possesso di molti volti,  e ne mostra uno diverso a ogni persona vicina. Possiamo realmente definirlo un “aggressivo seduttivo”. La parola chiave del donatore nei rapporti di coppia é sfida. É attratto da tutto ciò che è rischioso. L’attenzione é rivolta alla risposta che gli darà il potenziale partner piú che alla vera espressione di sé. Più l’altro é difficile da conquistare e più si fa sotto, dimenticando i sentimenti ed esprimendo solo l’aspetto di sé eccitato dalla sfida. La sua arma principale é l’adulazione ma in compenso può avere delle virtù eccelse: il senso dell’umiltà e il valore incommensurabile della libertà.

L’esecutore vuole essere amato attraverso i fatti e i risultati. Ossessionato dalla propria immagine e dalla posizione sociale ricoperta. Maestro dell’apparenza. Confonde il sé con l’immagine professionale. Appare più produttivo di quanto sia in realtà. L’esecutore può proiettare l’immagine del compagno perfetto ed essere consapevole allo stesso tempo di impersonare un ruolo. Davanti a una richiesta di sensibilità può mostrarsi sensibile senza esserlo davvero. Vuole “far funzionare” un rapporto, dare l’immagine del compagno forte e perfetto, tuttavia l’emergere delle reali emozioni gli provoca un senso di inesperienza profondo: “sto provando il sentimento giusto? Resterò imprigionato dalle mie emozioni?” Il suo vizio principale è la vanità ma quando riesce a far uscire la parte superiore di sè si distingue per una sincerità e una fiducia fuori dalla norma.

Il romantico-tragico é attratto da ciò che é utopico, il suo ideale non é mai qui e ora. Tragico e malinconico. Temperamento artistico e sensibile. Si blocca su un amore lontano, sulla perdita di un amico. Per il romantico-tragico è come se il presente servisse solo al futuro arrivo dell’amore. Se non c’è un rapporto in atto, tutta l’immaginazione va al futuro incontro. Se invece il rapporto c’è già, sente di allontanarsi per assaporare la fantasia del riunirsi al partner. Crede che con l’arrivo dell’ amore il suo dramma interiore possa trovare finalmente guarigione lasciando emergere del tutto la sua personalità piena e completa. Il suo principale difetto è l’invidia che scaturisce da un senso profondo di inadeguatezza, ma nel pieno del suo potenziale la personalità romantica può raggiungere stati di equilibrio sconosciuti alle altre tipologie di personalità.

Vogliamo ricordare al lettore di non fermarsi a una visione fissa o rigida della descrizione delle personalità, ma a considerarla sempre in prospettiva dinamica e flessibile. Sebbene una componente dominante esista nell’uomo, essa può variare a seconda dei periodi della vita e dei dati esperienziali.

A questo punto vi lasciamo alle vostre considerazioni, potete rispecchiarvi in una delle categorie sopra menzionate di uomo n.2 (emozionale) e quindi riscoprirvi donatore, esecutore o romantico-tragico, così come potete ritrovare caratteristiche della vostra personalità fra i sottotipi capo, mediatore o perfezionista dell’uomo n.1 (istintivo-corporeo).

L’uomo n.3

Allora, carissimo nonno… raccontami qualcosa su quei…come si chiamavano? Mi sono dimenticato… Ah ecco, sì! I lumaconi». «Come? Che lumaconi?» chiese Belzebù che non riusciva a capire la domanda.

«Non ti ricordi, nonno? Quando mi hai parlato degli esseri tricerebrali che popolano i diversi pianeti del sistema solare su cui hai abitato a lungo, mi hai detto fra l’altro che uno di essi – di cui non ricordo neppure il nome – è abitato da esseri tricerebrali che nell’insieme somigliano a noi, ma hanno la pelle più liscia». «Ah!» esclamò Belzebú, «certamente vuoi alludere agli esseri che popolano il pianeta “Terra” e che si autodefiniscono “uomini”!» «Sì, nonno, proprio così. Raccontami qualche altro particolare su questi “esseri uomini”, mi piacerebbe saperne di più». Questo frammento di conversazione de “I racconti di Belzebù a suo nipote” di Gurdjieff, ci sembra l’ideale per introdurre il terzo tipo di uomo che, nel sistema di pensiero del filosofo armeno, viene definito “uomo n.3”. Abbiamo parlato degli uomini n.1 e n.2, il primo dominato dal centro istintivo- motorio (in particolare dalla sessualità) e il secondo dominato dal centro emozionale, non ci resta a questo punto che parlare di un’altra specie di questo essere cosiddetto “tricerebrale”: “L’uomo n. 3 è anch’esso allo stesso livello di sviluppo, ma il centro di gravità della sua vita psichica è nel centro intellettuale; in altri termini, è un uomo in cui le funzioni intellettuali predominano sulle funzioni emozionali, istintive, motorie; è l’uomo che ragiona, che ha una teoria per tutto ciò che fa, che parte sempre da considerazioni mentali.”

Di questi uomini probabilmente è piena la società occidentale: politici, insegnanti, scienziati, filosofi, preti, oratori e pseudo-tali che infarciscono con le loro speculazioni intellettuali e con le loro “verità”, le anime vergini ancora in bilico nel decidere se essere carne o pesce…

Soprattutto in occidente infatti, fin dall’infanzia, ogni cucciolo di essere umano si ritrova fra le calde braccia avvolgenti e ahimè soffocanti del sistema scolastico “edu-castrante”, pronto per essere riempito come un bignè di nozioni preparate e preconfezionate che diverranno nel tempo, grazie all’ausilio della reiterazione e al sostegno delle altre forme di “d-istruzione” formativa, il solo e l’intero bagaglio conoscitivo dell’uomo divenuto adulto, e quindi la sua “personalissima” e “singolarissima” visione del mondo.

L’uomo che ha una teoria per tutto ciò che fa è l’uomo che prende posizione, l’uomo che porta alta la bandiera della coerenza, perché per lui il cambiamento di opinione è indecoroso, è sinonimo di insicurezza e di inaffidabilità.

Questo è l’uomo n.3, che ha il centro della sua vita psichica nella mente logico-razionale; l’uomo che, se ha un Dio, avrà sicuramente il migliore fra quelli possibili; se non ce l’ha, è egli stesso a definirsi il migliore fra gli uomini possibili.

Questo tipo di uomo accoglie il progresso ed esulta dinanzi alle potenzialità del suo cervello, ma dimentica di essere anche “altro” e per questo motivo è cosa molto difficile che un giorno possa fruire liberamente e fluidamente di quelle che per l’appunto rimangono solo potenzialità.

L’osservatore mantiene una distanza emotiva dagli altri. Protegge il privato, non si fa coinvolgere. “Fare a meno” è la sua difesa contro il coinvolgimento. Suddivide i doveri in scomparti. Distaccato dalle persone, dai sentimenti e dalle cose. La sua emotività nei confronti degli altri si manifesta meglio quando rivive in solitudine un incontro piuttosto che durante l’incontro reale. Può vivere un forte contatto mentale senza che l’altra parte sia consapevole della propria importanza nella sua vita interiore. L’osservatore stacca l’attenzione dalle emozioni intense e razionalizza gli affetti, per cui è avvertito dal compagno come perennemente lontano o sentimentalmente freddo. Il suo vizio maggiore è quindi l’avarizia che elevata a un’ottava superiore acquista il pregio del non attaccamento.

Lo scettico leale, timoroso, normativo, rode dall’indecisione. Procrastinatore incallito. Ha paura di agire perché per lui esporsi significa essere attaccati. Sposa le cause perse, non autoritario, ligio, si mette sempre al secondo posto. Spesso quando cede alla paura, si sente come se fosse messo con le spalle al muro, oscillando da momenti di cedimento ad attimi di aggressività.

Spesso lo scettico leale si assume l’impegno di un matrimonio molto lungo perché sente il dovere di esaminarlo a fondo. Anche se un problema da nulla può mettere in discussione l’intero rapporto – che deve essere rinnovato comunque dopo uno scontro – egli verificherà la relazione come una questione sempre aperta, esaminandola e riesaminandola senza che nulla sia mai stabilito. Lo scettico è compagno fedele se la coppia lavora assieme contro un oppressore esterno. Ama progettare un futuro felice ma ha difficoltà ad accettare piaceri e comodità quando gli si presenta l’occasione, rimandando tutto al momento in cui i doveri da compiere saranno finiti. É chiaro quindi che il suo maggior punto di forza è il coraggio, come il dubbio è il suo maggior punto di debolezza.

L’epicureo invece è il Peter Pan, l’eterno fanciullo, il Puer Aeternus della situazione. Si accosta alla vita in modo dilettantesco. Amori occasionali, superficialità, avventura, edonismo. Sempre restio a impegnarsi, mantiene ovunque tutte le possibilità aperte. Generalmente di buon umore e di stimolante compagnia, inizia le cose ma non le finisce. Ha una spiccata preferenza nel prendere piccoli assaggi delle avventure stimolanti più della voglia di gustarle a fondo, poiché impegnarsi in una relazione per lui porta a un senso di sazietà e di noia, oltre che a costituire un impedimento per altre possibili storie d’amore. Un epicureo è il classico tipo da “ho solo dieci minuti per parlare della nostra separazione prima che parta l’aereo”. Le cose – anche gli avvenimenti di vitale importanza – possono susseguirsi a un ritmo tale da venir compressi dentro spazi così minimi che non resta neanche il tempo per discuterne. L’epicureo ha il suo vizio principale nella gola e quindi in ogni forma di appetito che gli procura piacere, ma se riesce a dominare e sublimare questo aspetto ci si può ritrovare di fronte a una persona dalla grande sobrietà.

A seconda dei periodi della vita e degli eventi che spesso la determinano, la personalità umana può assumere sfaccettature precedentemente sconosciute e un uomo tendenzialmente emotivo può divenire ad esempio – anche per periodi molto lunghi – spiccatamente intellettivo o corporeo, sebbene una componente dominante rimanga sempre, questo è fuor di dubbio, in ogni essere umano.

A questo punto abbiamo concluso la nostra parentesi che analizza i tre tipi di uomo “comuni” in Gurdjieff, che con l’ausilio dell’enneagramma si sono rivelati essere nove a seconda delle differenti sfumature caratterizzanti i tre centri nevralgici della vita umana: istintivo-corporeo, emozionale, intellettuale.

Non resta che fare le vostre supposizioni e rispecchiarvi o individuare i vostri amici e nemici fra questi nove tipi: capo, mediatore, perfezionista, donatore, esecutore, romantico-tragico, osservatore, scettico leale, epicureo.

Georges Ivanovitch Gurdjieff, “I Racconti di Belzebù a suo nipote”, Neri Pozza editore, Vicenza 2015.

P.D. Ouspensky, “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, Astrolabio editore, Roma 1976.

Helen Palmer, “L’Enneagramma”, Astrolabio editore, Roma 1996.

Emanuele Mario Spitaleri ha scritto “Uomo e universo allo specchio” per i tipi della Carthago Edizioni. Questo articolo è una introduzione al metodo filosofico del grande maestro Georges Ivanovitch Gurdjieff.

 

 

Exit mobile version