Dalle Nobili Nebbie d’un siculo passato ottocentesco fatto di duelli, onore ed umiltà sorge ad abbagliare l’uomo moderno la scherma di coltello. Lo abbaglia con la sua eleganza, lo abbaglia con la sua destrezza, lo abbaglia con la sua strategia affilata come la lama di un “liccasapuni”. È questo lo strumento che ruota tra le mani di uno schermidore siciliano esperto, tra un balzo felino, un “corridoio stretto” ed un affondo deciso e ben equilibrato. È bene sapere che non tutte le regioni italiane hanno sviluppato i loro sistemi di combattimento con bastone e coltello. In ciò il sud Italia (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania) si è distinto per la molteplicità di maestri, scuole e profondità d’insegnamento strategico, morale e spirituale. Anticamente l’Italia era talmente famosa in tutta Europa per i suoi tiratori o schermidori di coltello da essere costoro conosciuti come “chevaliers de couteau”. A onor del vero famose furono anche la scuola genovese e quella laziale. Molte di queste “ancore”, attraverso cui rivivere un passato glorioso, sono andate via nella notte dell’oblio lasciando un vuoto culturale incolmabile. Nessun allievo degno, nessuna trasmissione completa dello stile. Solo quando il tuo maestro ti confessa con poche parole di averti scelto puoi definirti un vero praticante. Se ciò non avviene, il legame non si crea e la connessione con il passato si dissipa fino a perdersi definitivamente. Resteranno solo gli echi di epici confronti connessi a luoghi e nomi che ormai in pochi conoscono. Gesti dal sapore di antico che i pochi documenti storici fanno risalire al medioevo ed ai trattati sul combattimento con la daga. I maestri rimasti sono ben pochi e custodiscono con la fierezza tipica dei leoni il sapere tramandato a volte dentro la linea di sangue di una medesima famiglia. È questo il caso del Maestro Giuseppe Bonaccorsi custode dello stile Santa Maria. Egli rappresenta anni ed anni di pratica sotto la vigile e severa guida dei suoi maestri ed un condensato di esperienza, gare, scambi con al centro un unico pensiero, un’unica forza motrice, un unico cuore pulsante ovvero il mantenimento della Tradizione ed il concomitante raggiungimento di una diffusione della stessa attraverso una pratica sportiva adattata fatta di regolamenti, preparazione fisica e tecnica ottimale per qualunque sesso e fascia di età ed una intensa ed arguta programmazione. Questo alacre lavoro durato decenni ha portato il Maestro Bonaccorsi ed i suoi allievi ad avere il piacere e l’onere di organizzare e portare avanti molteplici manifestazioni, rappresentazioni, dimostrazioni e gare con rappresentanti marziali provenienti da tutto il mondo che apprezzano la serietà e la preparazione che si respira dentro questa pratica così misteriosa e poco conosciuta. In effetti non sono molte le notizie storiche sull’arte del coltello pur sapendo ognuno di noi come anticamente esso fosse la spada del popolo. Utensile, arma da difesa, strumento necessario affinché tutto appaia come una finzione. Questo è infatti il primo insegnamento in cui ci si imbatte durante la pratica. L’arte del coltello la possiede chi è in grado di tessere inganni con astuzia e precisione attraverso movimenti ipnotici intervallati da fulminei attacchi.
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Un praticante di coltello deve essere sicuro di sé, ogni sua guardia o “pianta” deve far trasparire una certezza ed un vigore tali da piegare già solo con lo spirito la volontà d’attacco più ferrea ed in quell’indugiare si insinuerà come una sottile lama la destrezza strategica dello schermidore il cui attacco principale prende il nome di “puntata”. Prima di giungere ad un confronto, ormai certamente e solamente sportivo, si passerà dallo studio della cosiddetta “scuola” ovvero la base fondamentale di posizione di guardia, spostamenti, attacchi e difese principali che permettono al praticante di costruire il proprio bagaglio tecnico, la propria resistenza ed il proprio fisico in maniera armonica. Questo dettaglio principale rende la pratica adatta ai bambini ed ai ragazzi che troveranno in questo sport un valido strumento educativo sia sul profilo fisico che su quello psicologico. Ogni forma sportiva apporta i suoi benefici in termini di autostima, di presenza a sé stessi e determinazione nel raggiungimento degli obiettivi ma questo è ancora più vero all’interno di quelle pratiche e discipline in cui ci si confronta con un avversario che vuole raggiungere i nostri medesimi scopi con mezzi simili se non uguali a quelli che noi possediamo. Dunque, come sconfiggerlo sportivamente? Attraverso l’inganno, l’astuzia, il problem solving ormai così necessario anche in ambito lavorativo ed una elasticità mentale intrecciata saldamente ad una grande capacità di adattamento fisico. Aspetti necessari non solo all’interno di un contesto sportivo ma ormai in ogni sfida che la vita quotidiana ci sottopone in ambiente lavorativo, relazionale, scolastico ed anche semplicemente personale.
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Il Maestro Bonaccorsi crede in tutto questo, crede negli ideali della disciplina che rappresenta e crede soprattutto che possano essere integrati perfettamente coi principi sportivi che da sempre animano gli sportivi e gli sport di tutti i tempi. Come sempre bisogna ascoltare le voci del passato affinché possano essere trovate lezioni valide e formative per i ragazzi di adesso che saranno poi gli uomini del futuro. La riflessione, in questo preciso punto ed in relazione a questi argomenti così alti dovrebbe espandersi e far comprendere ad ogni lettore l’importanza della pratica sportiva e la totale illogicità di certe politiche che non comprendono nemmeno l’importanza dell’educazione motoria a scuola. Pensate a quel bambino un po’ timido, più alto della media ed estremamente magro costantemente bullizzato. Pensate adesso a quanto bene possa apportare al suo spirito il praticare uno sport il cui modello di prestazione favorisce le leve lunghe. Pensate a quella donna che tornando a casa può sentirsi sicura grazie alla conoscenza di un’arte nata per il duello. Gli esempi potrebbero essere centinaia. Uno per ogni singola persona o ragazzo/a che volesse avvicinarsi a questa nobile disciplina. Ma le parole potrebbero non bastare, esorto quindi ogni lettore a recarsi presso le Ciminiere nelle date del 14, 15 e 16 di ottobre per partecipare, anche come semplici spettatori, al knife fencing day 3. L’evento rappresenta la coronazione di molteplici fatiche e vedrà la partecipazione di atleti provenienti da tutta Europa. Uno stile, dunque, quello del Maestro Bonaccorsi, proiettato verso il futuro ed aperto allo scambio, al confronto. Questo è già di per sé un insegnamento dato che spesso e volentieri l’ambiente sportivo soprattutto in ambito marziale soffre un po’ troppo per colpa dell’ego di molti Maestri o presunti tali che per timore di scoprirsi inefficaci di fronte a chi studia per passione e devozione, evitano di mettersi in gioco criticando ciò che non comprendono o non conoscono. Confronto è spesso sinonimo di crescita anche quando, a volte, si tramuta in scontro. Anche l’esperienza negativa ci permette di crescere. Questa è la bellezza dello Sport, ci insegna ad apprendere dalle nostre sconfitte e nel caso della scherma di coltello questo è un insegnamento costante che porterà il praticante verso un cammino di miglioramento alla ricerca reale e metaforica dei suoi “punti di scopertura” così da essere maggiormente preparato per il prossimo assalto, la prossima sfida, il prossimo duello.
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La pratica costante delle basi gioverà al “tiratore” per sviluppare forza di volontà e memoria di questi movimenti antichi ma efficaci al punto tale da essere stati usati anche durante le guerre mondiali. Lo studio avanzerà poi verso le strategie e le tattiche relative al confronto sportivo e non con un forte accento sull’efficacia del proprio movimento. Il Sud è sempre stato terra di conquista da parte delle più svariate popolazioni, la necessità di difendersi contro uno o più avversari armati, di difendere le proprie terre, la propria famiglia, ha portato a trasformare un utensile di uso comune in un’arma efficace che costringe ad essere efficaci, acuti non solo con la punta del coltello ma anche con la propria mente. Trasformarsi nell’arma, essere un’arma, adattarsi pur non avendo un’arma. Solo chi sa combattere davvero con un’arma ne conosce talmente bene funzionamento e dinamica tanto da riuscirsi a difendere. È bene ricordare che anche negli stili orientali, anticamente, si iniziava dallo studio delle armi. Solo dopo si arrivava al combattimento disarmato o a mani nude contro avversari armati. Solo quando si era certi di aver compreso natura e funzionamento dell’arma. Questi finora descritti e molti altri i segreti e preziosi tesori della pratica della scherma di coltello. Molte cose non possono essere trasmesse con le parole. Bisogna viverle e provarle sulla propria pelle, comprenderle su sé stessi. Solo dopo molte tirate, solo dopo centinaia di ripetizioni, solo dopo molteplici scambi ed allenamenti si sarà in grado di comprendere cosa hanno voluto trasmetterci i Maestri del Passato. Coloro i quali attraverso il loro sforzo sono riusciti a sopravvivere ed a far sopravvivere l’Arte Schermistica che io stesso ho l’onore e l’umiltà di rappresentare come praticante sotto la guida del Maestro Bonaccorsi.