L’arte è l’aspetto umano più vicino al sacro e al misterico: la sua pratica emette una sensibilità che stimola l’attenzione sul sé e sulla collettività, che unisce persino l’istinto alla ragione e, soprattutto, ricorda all’essere umano che la capacità di trasmettere e detenere emozioni non è solo un dono, ma una responsabilità
Il richiamo all’eggregore in merito alla partecipazione del pubblico prende ovvie distanze dal significato occultista del termine. D’altronde, nella disputa sull’utilizzo di questo nome è intervenuto anche Renée Guénon, evidenziando come incorra una rischiosa confusione attribuendo lo stesso nome alle millantate emanazioni spiritiche che, se evocate, influenzerebbero la condotta delle persone sino a creare dipendenza – questa la tesi delle principali correnti occultiste, sostenuta anche dalla Società Teosofica di Helena Blavatsky – e una semplice e naturale energia comune sollecitata dal concerto di emozioni scaturite da un raggruppamento, come il pubblico di un teatro.
Se Brecht contribuisce a un’osservanza più scrupolosa e pratica del Metodo Diderot in Europa, la Russia di Checov – radicata a una sfrenata ricerca del realismo, di cui Gogol è principale esponente e capostipite degli autori successivi, mentre le altre forme d’arte mirano alla corrente del Realismo Socialista – alimenta in Kostantin Stanislavskij l’ideazione di un nuovo metodo improntato, in opposizione allo straniamento, sull’immedesimazione. La profonda conoscenza psicologica e il fatto che Stanislavskij sia egli stesso un attore e un regista, in cinquant’anni di divulgazione fanno sì che le opere Il lavoro dell’attore su sé stesso e Il lavoro dell’attore sul personaggio rimpiazzino definitivamente Il paradosso sull’attore, complice anche l’avvento del cinema e una crescente aspettativa del pubblico di vedere in scena la stessa realtà emotiva del mondo circostante.
Oltre al Diderot, che per quanto concerne lo studio sull’attore tende a essere personalizzato da chi ne pratica il metodo, un mero studio sul lavoro dell’attore che si pone in netto contrasto allo studio sull’immedesimazione avviene proprio in Russia, ideato dal regista Mejerchol’d: la Biomeccanica, incentrata sul corpo dell’attore come macchina e rafforzata da elementi propri della riflessologia di Pavlov. Per il suo contrasto al realismo, però, subisce una durissima ripercussione dal regime sovietico: Mejerchol’d viene arrestato, torturato e fucilato. Sua moglie, attrice, viene accecata e uccisa a coltellate in casa.
Anche le idee di Brecht – esempio pratico della personalizzazione del Metodo Diderot, con il suo Teatro Epico – non sono ben accolte dal regime nazista, spingendolo all’esilio. Il suo intento, come dichiara lui stesso, è in realtà quello di rendere la scena “maneggevole” e “terrena”, andando ben oltre i confini tracciati da Diderot; il suo obiettivo è prettamente sociale, il suo teatro deve suscitare una riflessione attiva nello spettatore.
Dal punto di vista esoterico, la differenza fra lo straniamento e l’immedesimazione riguarda essenzialmente l’impostazione delle vibrazioni e tutto dipende dall’intenzione: se catapultare il pubblico nel mondo misterico del teatro, come Brecht, o mimetizzare questo mondo in quello del pubblico, come Stanislavskij.