Le impressioni che hanno guidato nel suo storytelling jewels Patrizia D’Antone.
Ed eccoti Bradamante che sembri un uomo ma non lo sei. Sensualità, femminilità, intuizione, empatia, coraggio, guizzano da ogni incisione della rigida armatura, lavata e stirata a dovere sì, ma che non riesce a nascondere la tua magnetica bellezza. Tu, pronta come ogni giorno e ogni donna (o quasi) col pennacchio dell’elmo pettinato e fluttuante a scendere sul campo della vita. Certo, ogni tanto sguinzagli una lamentela: “Uffa quante cose…e tutte a me!”
E guardando l’orologio con occhio da epico Bianconiglio, ansimante e frettolosa, ripeti tra te e te: “Presto che è tardi!”
Devi farti carico di quel distratto e confuso di Ruggiero che non sa esattamente ciò che vuole mentre tu hai chiarissima in mente l’idea di volere lui e di volertelo prendere con ogni mezzo possibile…
Cara, meravigliosa Bradamante, l’Ippogrifo lo meriteresti tu e anche un Unicorno di scorta – che la magia non sia mai abbastanza – e pure l’Oscar per la migliore interpretazione della determinazione e del coraggio!
Tu sì che sei una donna di spessore, non come quella Angelica che tutti la vogliono e tutti la braccano: tu non ti fai rincorrere ma hai inseguito un desiderio e lo hai raggiunto.
Ma poi, dimmi, quando Ruggiero ti ha sfilato l’armatura si è accorto di “quell’emblema dei desideri agognati e conquistati” che rappresenti?
Ma soprattutto, si è accorto che nella fretta di uscire di casa per mettere chiarezza alle sue incertezze hai indossato calze spaiate?
L’interpretazione psicologica di Susanna Basile.
Bradamante, come se avesse nel suo nome con un apostrofo la sua funzione già descritta nel suo destino: Brad’amante e brad in inglese significa “chiodo senza testa”, un’amante che si conficca in una testa di uomo, il paladino Ruggiero, senza che ne resti rimembranza sulla superficie. Non c’è “una testa di chiodo” da estirpare: Bradamante, in un tempo dove gli uomini sono gli eroi delle “gesta”, decide di vestire le loro “armature vesti”. Bradamante riesce a domare l’Ippogrifo usato poi dall’agognato amante, il paladino Ruggiero. Riportiamo un brano del Canto IV dell’Orlando Furioso:
“Quivi per forza lo tirò d’incanto; e poi che l’ebbe, ad altro non attese, e con studio e fatica operò tanto, ch’a sella e briglia il cavalcò in un mese” sperando di poter fare, si suppone, altrettanto, trovando l’amato Ruggiero, in così “malo e atteso arnese”. Il canto continua: “Così ch’in terra e in aria e in ogni canto lo facea volteggiar senza contese. Non finzion d’incanto, come il resto, ma vero e natural si vedea questo”.